Dazi Usa sul food italiano: gli operatori di settore sperano in una svolta a seguito dell’elezione di Joe Biden, dopo i gravi danni per l’agroalimentare italiano legati alla tassazione introdotta da Trump
I dazi di Donald Trump, con aumenti della tassazione doganale del 25% sui prodotti food & beverage europei esportati negli Usa, sono entrati in vigore il 18 ottobre 2019 e hanno riguardato la quasi totalità dei prodotti agroalimentari Made in Ityaly, con pochissime eccezioni (pasta, vino e prosecco, mozzarella di bufala, prosciutto crudo, olio extravergine di oliva).
Tutto si inserisce nella nuova guerra dei dazi tra Usa e Ue: a seguito degli aiuti dati dall’Unione Europea ad Airbus gli Usa hanno risposto nell’ottobre del 2019 con 7,5 miliardi di dazi sulle merci europee (alimentare compreso), e ora – a novembre 2020 – la Ue, che contesta a sua volta gli aiuti dati dagli Stati Uniti a Boeing, intende introdurre 4 miliardi di dazi sulle merci statunitensi.
Ora, con l’elezione di Joe Biden a Presidente degli Stati Uniti e con la fine dell’era Trump, la speranza degli operatori italiani del settore food & beverage è che si entri in una nuova fase di distensione nei rapporti tra Usa e Unione Europea e che si possa trovare una soluzione in grado di porre fine alla guerra dei dazi, e quindi anche ai dazi Usa sul food italiano.
A questo proposito il Presidente della Coldiretti Ettore Prandini ha dichiarato: “occorre fermare subito la guerra dei dazi tra Unione Europea e Stati Uniti d’America, una guerra che ha già colpito – per via dei dazi Usa sul food italiano – le esportazioni di cibo e bevande Made in Italy per un valore di circa mezzo miliardo di euro, su prodotti come Grana Padano, Gorgonzola, Asiago, Fontina, Provolone, ma anche salami, mortadelle, crostacei, molluschi, agrumi, succhi e liquori come amari e limoncello. Ora l’elezione di Joe Biden apre nuove prospettive, che l’Unione Europea deve essere in grado di cogliere per avviare un dialogo costruttivo ed evitare uno scontro dagli scenari inediti e preoccupanti, che rischia di determinare un pericoloso effetto valanga sull’economia e sulle relazioni tra Paesi alleati in un momento drammatico per gli effetti della pandemia. Ricordiamo che gli Stati Uniti sono il primo mercato extraeuropeo per i prodotti agroalimentari italiani, per un valore che nel 2019 è risultato pari a 4,7 miliardi, con un ulteriore aumento del 3,8% nei primi otto mesi del 2020. Il settore agroalimentare per noi è strategico e non può continuare ad essere merce di scambio nei contenziosi politici ed economici“.
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