Birre analcoliche: i dati più recenti parlano di un mercato mondiale – in continua crescita – che vale oggi oltre 9,5 miliardi di dollari.
Per ragioni salutistiche e – tra i musulmani – per motivazioni religiose il consumo di birra analcolica sta crescendo, e secondo le elaborazioni Beverfood su dati Global Market Insights quello delle birre analcoliche è un comparto sempre più interessante, con un fatturato mondiale che supera i 9,5 miliardi di dollari (di cui 4 miliardi in Europa), e con una previsione annua di crescita del 7,5% per i prossimi cinque anni (fino al 2026).
Per la legislazione italiana si definiscono “birre analcoliche” quelle birre che sono prive di alcool o che hanno un contenuto di alcool ridottissimo (fino a una gradazione massima di 1,2%) e che vengono prodotte o dealcolizzando il prodotto finito, cioè rimuovendo l’alcool, oppure interrompendo anzitempo la fermentazione o usando ceppi di lievito speciali o limitando l’uso di zuccheri fermentabili (fermentazione limitata), oppure evitando del tutto la fermentazione, oppure diluendo la birra con acqua. Sono molte le birre analcoliche in commercio, e tra i marchi oggi più venduti segnaliamo: Tourtel, Heineken 0.0, Moretti 0, Clausthaler, Nastro Azzurro 0, Forst 0,0%, Bavaria 0.0%, Becks Blue, e – tra le birre analcoliche artigianali – Birra alternativa 0.0 artigianale.