Bar e ristoranti: come è andato in Italia il primo mese di riapertura nella cosiddetta “fase 2”, passata la fase più grave dell’emergenza Covid?
Dopo la lunga fase del lockdown, i bar e ristoranti hanno potuto riaprire in Italia a partire dal 18 maggio, nel rispetto di tutte le normative anti-Covid sul distanziamento tra le persone, e quindi con un numero di coperti necessariamente inferiore rispetto a quello abituale. Come sta andando dopo un mese la situazione? L’andamento varia ovviamente di caso in caso, e a seconda di variabili come le maggiori o minori dimensioni del locale, la presenza o meno di spazi esterni (oggi particolarmente apprezzati dai clienti) e la collocazione in aree più o meno turistiche (per quanto le stime sull’andamento del turismo per l’estate 2020 non siano particolarmente buone…).
Detto questo, i dati diffusi dalla Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) segnalano nel complesso un quadro tutto sommato discreto e incoraggiante, in relazione al primo mese di riapertura di bar e ristoranti. Arrivati a metà giugno hanno riaperto quasi tutti: il 94,9% dei bar e l’89,4% dei ristoranti ha riaperto, con numeri più bassi soltanto per i ristoranti stellati, che in molti casi sono ancora chiusi. Il calo dei fatturati (in confronto alla seconda metà di maggio e alla prima metà di giugno dello scorso anno) è in media – per i bar e i ristoranti italiani – intorno al 53,5%, con un dato migliore per i bar (-49,9%) rispetto ai ristoranti (-54,8%). Considerando che i coperti sono spesso praticamente dimezzati rispetto a un anno fa, i dati sono relativamente buoni (poteva andare peggio, sicuramente…), e indicano che gli italiani hanno voglia di tornare a fare colazioni, pranzi e cene nei locali.
Detto ciò, resta ovviamente vero che è necessario sostenere in modo più incisivo e rapido il settore, settore che – in ogni caso – con questi numeri (e in attesa di poter tornare alla normalità, quando saranno distribuiti i vaccini anti-Covid) non può resistere a lungo senza aiuti di Stato. A Questo proposito Aldo Cursano, vicepresidente vicario di Fipe, ha spiegato: “con un calo del fatturato di oltre il 50% nessuna impresa riuscirà ad andare avanti a lungo senza misure di sostegno sul versante dei costi e senza una robusta capacità finanziaria. Per questo stiamo continuando a chiedere interventi sul costo del lavoro, su canoni di locazione e Imu e sulle scadenze fiscali, in attesa che la domanda torni – speriamo il prima possibile – ad un livello che permetta alle imprese di reggersi sulle proprie gambe“.
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