La città di Trieste ha da secoli un legame strettissimo con il caffè: un rapporto dettato dalla storia, dove la dominazione asburgica e le varie influenze mitteleuropee hanno dato un contributo importante sotto molti punti di vista.
Famoso in tutto il mondo, il caffè triestino è una bontà da scoprire e gustare in tutte le sue varie forme: un bellissimo gioco di storytelling che inizia già dal modo di ordinare questa squisita prelibatezza. Chiedere al bar un semplice espresso è certo possibile, ma imparare a conoscere la cultura di un luogo attraverso questo semplice gesto quotidiano è tutta un’altra storia.
Sia per l’importanza che questo prezioso chicco ha avuto nella crescita economica della città, sia per i tanti e amati caffè letterari di Trieste, storici luoghi d’incontro di poeti e famosi intellettuali, e sia per l’importanza che da sempre i triestini danno a questo magico momento di pausa, la cultura del caffè in città ha una particolarità tutta sua e lo dimostra il lessico, appositamente coniato per designare le sue varie declinazioni. E non solo il lessico, si dice che i triestini siano i più fedeli bevitori di caffè. Ci siamo mai chiesti il motivo?
Dunque, perché beviamo il caffè? Crea forse dipendenza? Lo abbiamo chiesto in un’intervista a Franco Bazzara, titolare, assieme al fratello Mauro, dell’omonima e storica torrefazione cittadina. – https://www.bazzara.it/
Trieste, la città del caffè
“A Trieste si beve tanto caffè e soprattutto caffè di qualità. Per i triestini bere il caffè significa vivere. Diverse comunità, a partire dalla slovena, dalla greca, alla ebraica e a quella serba, e altre ancora, hanno portato un incredibile e funzionale contributo alla crescita di questa città, ma anche le loro usanze caffeicole. Ma Trieste è anche la città dove è possibile, oltre che ricevere, grazie all’importanza strategica del suo Porto, caffè crudi di provenienza globale, camminare attraverso i suoi vicoli, strade, piazze, percependo il meraviglioso profumo di caffè, portato da quell’unico, fortissimo e inebriante vento chiamato Bora, grazie alle tante torrefazioni.
Trieste ha un legame particolare con questo prodotto, ecco perché lo ama: non si beve semplicemente ma si degusta, io la chiamo ‘arte del degustare’, un legame che si è rafforzato ed è andato avanti negli anni grazie sì alla nostra storia, ma anche alla passione di grandi triestini noti in tutto il mondo, agli eventi – come la fiera internazionale del caffè TriestEspresso Expo – e all’intero comparto di cui orgogliosamente faccio parte all’interno dell’Associazione Caffè Trieste. Ma il mondo del caffè non è solo storia per il triestino, ha dato lavoro a tanti miei concittadini e ispirato i più grandi capolavori di noti poeti e intellettuali che erano soliti sedere negli antichi Caffè storici degustando ottimi caffè e creando un mondo sociale dall’anima profonda: ricordiamo tra questi James Joyce, Umberto Saba, Italo Svevo”.
Come ordinare il caffè nella “città del caffè”
“Dunque, se sei a Trieste e vuoi ordinare un caffè la lista è così lunga che necessita che tu prenda qualche giorno di ferie per impararla: per un caffè espresso in tazzina, dovrai ordinare un nero; per un caffè espresso in bicchiere, dovrai ordinare un nero in B; per un caffè espresso decaffeinato in tazzina, devi ordinare un deca; per un caffè espresso decaffeinato in bicchiere, devi ordinare un deca in B; per un caffè espresso macchiato in tazzina, devi ordinare un capo; per un caffè espresso macchiato in bicchiere dovrai ordinare un capo B; per un caffè espresso decaffeinato macchiato in tazzina devi ordinare un capo deca; per un caffè espresso decaffeinato macchiato in bicchiere devi ordinare un capo deca in B. Attenzione qui: per avere un cappuccino dovrai invece ordinare un caffellatte. E non dimentichiamo infine il buonissimo caffè con una goccia di schiuma di latte: in questo caso dovrai ordinare un goccia.
Un lessico straordinario e che mi auguro possa essere in continuo aggiornamento: mi piacerebbe che un domani andando al bar il cliente possa ordinare altri caffè speciali, come un Costarica Terrazu o un Colombia Supremo ad esempio, e imparare a conoscere la miscela o la monorigine che sta bevendo”.
Il caffè e i giovani
“Da non dimenticare il simpatico modo che noi triestini abbiamo di chiamare i giovani, i cosiddetti ‘muli’. Sapevate che le ‘mule triestine’ sono state le prime ragazze in Italia a frequentare i bar? È utile ricordare che il caffè non è solo arte, cultura, filosofia e storia di questa città, ma anche possibilità concreta per i giovani di trovare lavoro ed evitare di lasciare Trieste”.
Il caffè crea dipendenza?
E passiamo all’ultima e interessante questione… caffè e caffeina. Insomma, il caffè crea veramente dipendenza?
“Il caffè, a mio parere, non crea dipendenza, ma piacere. È un momento magico a cui non si può rinunciare. Certo, per chi ne degusta tanti come me è consigliabile scegliere una miscela che abbia poca caffeina, e quindi tanta arabica. E qui torniamo sul discorso della conoscenza, imparare a capire e comprendere ciò che diventa parte di noi, degustandolo.
Da non sottovalutare, poi, in un mondo in cui l’importanza alla salute e al rimanere in forma è diventata sempre più fondamentale, che il caffè ha zero calorie: perfetto alleato quindi anche della linea. Ecco perché continuo a sostenere che bisogna imparare a degustarlo puro, non solo per evitare gli effetti dannosi che lo zucchero può arrecare al nostro organismo, ma anche per imparare ad apprezzare la miscela nella sua vera essenza, diventando così appassionati e consapevoli degustatori.
Insomma, arte, cultura, filosofia e caffè: Trieste è tutto questo. Ecco perché, a mio parere, manca e sarebbe giusto mettere, tanto per fare un esempio, almeno il simbolo della tazzina all’entrata della città”.