Acqua San Benedetto: l’ultimo anno si chiude positivamente, con ricavi in crescita, per il Gruppo italiano leader nel comparto delle acque minerali e delle bevande analcoliche.
Acqua Minerale San Benedetto S.p.A. ha oggi oltre 2mila dipendenti, 44 linee di imbottigliamento in Italia, due stabilimenti di produzione in Spagna, uno in Polonia, uno in Ungheria e sette in Italia, a Scorzè (Venezia), Pocenia (Udine), Popoli (Pescara), Donato (Biella), Nepi (Viterbo), Viggianello (Potenza) e Atella (Potenza). Storica azienda italiana fondata nel 1956 a Scorzè, in provincia di Venezia, controllata dalla famiglia Zoppas, San Benedetto è oggi un Gruppo che detiene la proprietà – oltre che del marchio omonimo – anche dei marchi Guizza, Schweppes, Energade, Pura di Roccia, Fonte Corte Paradiso, Acqua di Nepi, Acqua minerale Vivia e Cutolo Rionero.
I dati diffusi dall’azienda a luglio 2022, dati relativi all’anno 2021, segnalano un fatturato consolidato di 761 milioni di euro, con oltre 4,5 miliardi di bottiglie vendute nel mondo nell’anno 2021 e con ricavi in aumento dell’8,2% rispetto al 2020. E nei primi cinque mesi del 2022 il trend di crescita è in ulteriore espansione, con un incremento delle vendite a valore del 20,4% rispetto ai primi cinque mesi del 2021. L’export copre oggi (dati relativi al 2021) l’8% del fatturato del Gruppo, per un totale di 51 milioni di euro, con una presenza in oltre cento nazioni e con forti potenzialità di crescita.
Enrico Zoppas, Presidente e Amministratore Delegato di Acqua Minerale San Benedetto S.p.a., ha commentato in questi termini i dati: “l’esercizio 2021 e a maggior ragione la crescita a valore registrata in questi primi cinque mesi dell’anno, evidenziano lo stato di salute della nostra azienda che riesce, grazie all’innovazione di prodotto e di processo, a distinguersi e ad eccellere in un mercato competitivo come quello del beverage analcolico. Ancora più importante è riuscirci in un momento storico in cui il mercato e l’intero contesto economico sono stati messi a dura prova da fattori quali la speculazione sui costi delle materie prime, le pressioni legate alle tensioni sulle filiere produttive e logistiche e l’incertezza derivante dalla crisi internazionale“.