Pomodoro Napoli Igp: la Puglia protesta contro questa nuova indicazione geografica protetta, che è già stata approvata dal Mipaaf.
Il 13 marzo 2021 è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il Disciplinare di Produzione della nuova Igp “Pomodoro pelato di Napoli”, provocando la dura reazione del consiglio regionale pugliese, che contesta l’associazione tra il pomodoro e Napoli, dato che il 90% della produzione italiana di pomodoro lungo si concentra in Puglia, nella provincia di Foggia. L’assessore alle Politiche agricole della Regione Puglia Donato Pentassuglia ha annunciato che – entro il termine dei 60 giorni fissato dalla legge per fare opposizione alla registrazione in Gazzetta Ufficiale – la Puglia notificherà al Mipaaf la propria opposizone, corredata da un dossier che è in preparazione. D’altro canto la Campania e Napoli sono celebri per la produzione dei pomodori pelati, e la nuova Igp – controobbiettano i difensori della denominazione “Pomodoro pelato di Napoli” – fa riferimento ai pomodori pelati e non ai pomodori freschi.
Il presidente della IV Commissione consiliare, Francesco Paolicelli (Pd), e il consigliere regionale di ‘Con Emiliano’, Antonio Tutolo, hanno spiegato in questi termini l’opposizione della Regione Puglia al riconoscimento della Igp per il pomodoro pelato di Napoli: “la Puglia non può assolutamente accettare un’onta simile. La Puglia, in particolare nella provincia di Foggia, realizza il 90% della produzione italiana, ivi compresa quella che finisce negli stabilimenti campani. Sarebbe veramente un’assurdità chiamare Napoli il pomodoro pugliese, soprattutto per tutti i produttori locali già ampiamente penalizzati dal gap strutturale del territorio in cui operano. Sarebbe come se volessimo intestarci la paternità della pizza Margherita solo perché tra gli ingredienti si utilizza il nostro pomodoro“.
Giovanni De Angelis, Direttore Generale di ANICAV (Associazione Nazionale Industriali Conserve Alimentari Vegetali), ha invece difeso in questi termini la denominazione Pomodoro Pelato di Napoli Igp: “anche dal punto di vista formale il riconoscimento di una IGP deve essere legato ad una sola delle fasi di ottenimento del prodotto (produzione, trasformazione o elaborazione) che deve avvenire in una specifica area geografica e in questo caso, ribadisco ancora una volta, ci riferiamo alla zona dove il pomodoro viene storicamente trasformato. È il caso di ricordare, peraltro, che la delimitazione geografica dell’area di trasformazione del pelato IGP, di cui discutiamo, include oltre la Regione Campania, dove viene trasformato oltre l’80% del pelato lungo, anche l’Abruzzo, il Molise, la Basilicata e la stessa Puglia. La questione sollevata, che pare essere la denominazione ‘Napoli’, non tiene conto né della esigenza di una denominazione che abbia una comprovata storicità né della enorme riconoscibilità che ‘Napoli’, non solo come città ma come simbolo del Mezzogiorno d’Italia, come filosofia e stile di vita, rappresenta in Italia e nel mondo“.