La pizza napoletana (più precisamente: l’arte dei pizzaiuoli napoletani) dopo un lungo percorso iniziato nel 2010 è stata finalmente riconosciuta – il 7 dicembre 2017 – come Patrimonio dell’Umanità Unesco.
Qui su Universofood abbiamo seguito fin dall’inizio il lungo e complesso iter che ha portato a questo importante traguardo. Nel 2012 – dopo due anni di trattative – l’Arte dei Pizzaiuoli Napoletani sfiora la candidatura Unesco nella sezione Patrimonio immateriale dell’Umanità, (tradizioni e stili di vita, sezione distinta dall’altra lista, che è quella dei siti storico-artistici), ma alla fine il candidato italiano è la liuteria di Cremona. Nel 2014 una raccolta firme per la pizza napoletana promossa da Alfonso Pecoraro Scanio raccoglie in poche settimane oltre 200.000 firme (al termine della campagna – nel 2017 – le firme in tutto il mondo raggiungono i 2 milioni), e nel 2015 arriva la candidatura ufficiale. Ora – in data 7 dicembre 2017 – c’è la proclamazione ufficiale in Corea del Sud: l’Arte dei Pizzaiuoli Napoletani diventa ufficialmente Patrimonio dell’Umanità Unesco, affiancandosi ai sei riconoscimenti che l’Italia già annovera tra i beni Patrimonio Immateriale (oltre a vantare ben 51 siti storico-artistici Patrimonio Unesco): l’Opera dei pupi (2008), il Canto a tenore (2008), la Dieta mediterranea (2010), l’Arte del violino a Cremona (2012), le macchine a spalla per la processione (2013) e la vite ad alberello di Pantelleria (2014). Il prossimo candidato italiano – l’anno prossimo sapremo se con successo – è ancora in ambito food & beverage, ed è il Paesaggio vitivinicolo del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene.
Alfonso Pecoraro Scanio – ideatore della raccolta firme in favore della candidatura della pizza nel 2014 – era presente in Corea del Sud alla proclamazione ufficiale, e ha commentato la notizia in questi termini: “ringrazio tutti i pizzaiuoli napoletani, il ministero degli Affari esteri per la decisa azione diplomatica, il ministero delle Politiche agricole per l’espletamento degli adempimenti tecnici necessari, le ambasciate, le organizzazioni, le imprese, le istituzioni e gli oltre due milioni di cittadini che, con il loro impegno, hanno permesso all’Arte dei pizzaiuoli napoletani e alla petizione #pizzaUnesco di conseguire una vittoria storica. Un ringraziamento particolare va all’amico Jimmy Ghione per il suo fortunato ruolo di testimonial della campagna. La vittoria è un atto d’amore verso Napoli, l’Italia e il mondo intero che oggi possono aprire gli occhi alla bellezza di quest’arte“. Grande soddisfazione è stata espressa anche dal ministro Maurizio Martina: “il Made in Italy ottiene un altro grande successo. È la prima volta che l’Unesco riconosce quale patrimonio dell’umanità un mestiere legato ad una delle più importanti produzioni alimentari, confermando come questa sia una delle più alte espressioni culturali del nostro Paese. È un’ottima notizia che lancia il 2018 come anno del Cibo. L’Arte dei pizzaiuoli napoletani racchiude in sé il saper fare italiano costituito da esperienze, gesti e, soprattutto, conoscenze tradizionali che si tramandano da generazione in generazione. È un riconoscimento storico che giunge dopo un complesso lavoro negoziale, che premia l’impegno del Ministero al fianco delle associazioni dei pizzaiuoli. Ringrazio le istituzioni locali, la Regione Campania, gli esperti del Ministero e tutti quelli che col loro impegno hanno reso possibile questo risultato che ribadisce il ruolo di primo piano svolto dal nostro Paese nel valorizzare la propria identità enogastronomica“.
Pingback: Espresso italiano. La candidatura Unesco - Universofood