La Coldiretti l’ha chiamata “Tac dell’olio di oliva”: è il nuovo strumento ideato dall’Università del Salento che consente di scoprie l’identità dell’olio smascherando le frodi. Una tecnica innovativa che è già stata applicata a inizio dicembre in Puglia, scoperchiando una maxifrode da 7.000 tonnellate di falso olio italiano.
La “Tac dell’olio” è stata presentata dalla Coldiretti il primo dicembre nell’ambito della Giornata nazionale dell’extravergine italiano. Si tratta di un macchinario realizzato dal gruppo di ricerca (guidato dal Prof. Francesco Paolo Fanizzi) del laboratorio di Chimica Generale e Inorganica del Dipartimento di Scienze e Tecnologie Biologiche ed Ambientali dell’Università del Salento. Come funziona? Lo strumento si basa sull’utilizzo combinato della spettroscopia di risonanza magnetica nucleare (Nmr) e dell’analisi statistica multivariata: si prende un campione di olio, lo si diluisce in cloroformio deuterato e lo si trasferisce in un tubo per la risonanza magnetica nucleare, dove viene analizzato in poco più di dieci minuti, creando una sorta di “Tac” o fotografia di ciò che c’è nell’olio che viene visualizzata su un monitor; il risultato ottenuto viene poi confrontato con i dati presenti in un database di riferimento che comprende tutte le varietà di oli italiani, per capire se ha le caratteristiche di un extravergine italiano oppure no.
A due giorni dalla presentazione pubblica della “Tac dell’olio”, il 3 dicembre è uscita anche la notizia del primo utilizzo del nuovo sistema, che è servito in Puglia per smascherare una maxifrode da 7.000 tonnellate di olio, che veniva venduto sia in Italia sia all’estero con la dicitura “100% italiano”, mentre era una miscela di oli di importazioni provenienti prevalentemente da Tunisia, Marocco, Turchia e Siria.
Siamo dunque a un punto di svolta sul fronte della lotta alle frodi nella filiera dell’olio, in un Paese – l’Italia – in cui le importazioni di olio sono cresciute nel 2013, nel 2014 e poi ancora nel 2015, in cui all’inizio dell’anno l’import di olio dalla Tunisia è cresciuto quasi del 700%, in cui i più importanti marchi di olio non hanno proprietà italiana (con vendite anche recenti di marchi storici del Made in Italy) e in cui gran parte dell’olio prodotto ed etichettato come “italiano” è in realtà una miscela di oli di importazione (che arrivano soprattutto da Spagna, Grecia e Tunisia), come ampiamente dimostrato nel libro-inchiesta “Extraverginità”, ripreso poi dal New York Times. Anche l’olio etichettato come “extravergine” spesso non è extravergine, e meno di un mese fa sono stati sequestrati gli oli di sette tra i più importanti marchi del settore perché venivano venduti nei supermercati come olio extravergine, mentre erano oli di “categoria 2”. Le leggi italiane e le normative europee in difesa del vero extravergine Made in Italy non sono mai state di fatto implementate, e in compenso l’Unione Europea sta favorendo le importazioni di olio dalla Tunisia.
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