Qual è la situazione de settore vitivinicolo italiano? Scopriamolo attraverso i dati e il commento di Giuseppe Marteli, presidente di Assoenologi.
Nei primi sette mesi del 2010 il vino italiano è tornato a volare e la crisi economica sembra essere ormai alle spalle. I dati sull’export confermano che si è tornati ai valori precedenti alla congiuntura sfavorevole partita nel 2008». È quanto dichiara il direttore generale di Assoenologi, Giuseppe Martelli, commentando le conclusioni dell’Ufficio studi dell’associazione tratte dall’analisi dei dati delle esportazioni a luglio 2010 divulgati dall’Istat.
«Il settore vitivinicolo – afferma Martelli – ha dimostrato di aver capito come l’export sia l’unica strada per la crescita e il mantenimento della competitività del prodotto italiano, in un mercato interno ormai saturo. I dati ci descrivono anche uno scenario insolito sul gusto dei consumatori nel mondo, raccontando di una predilezione per gli spumanti e delineando trend di vendita che si spostano sempre più ad Est del mondo, verso l’Asia, con Cina, Giappone e Corea del Sud in testa. In questi Paesi, il vino italiano piace e molto, considerati i tassi di crescita a due cifre».
«Non è ancora il momento per tirare un sospiro di sollievo – sottolinea il direttore generale di Assoenologi – poiché la ripresa non è ancora stabile ma a singhiozzo e certamente non aiuta il progressivo indebolimento del dollaro statunitense nei confronti dell’euro ma possiamo dire, per ora, che si è sulla buona strada».
I dati
Nei primi sette mesi del 2010 si è registrata una crescita del 4% in volume e del 6,9% in valore. In questo periodo i mercati esteri sono riusciti ad assorbire oltre 450mila ettolitri in più rispetto a 2009, offrendo una valvola di sfogo ad un mercato interno saturo (per i dati completi e più dettagliati si rimanda al PDF che è possibile scaricare dal link a fondo pagina).
Il mese di luglio è stato quello più generoso negli ultimi 30 mesi con un volume pari a 2,1 milioni di ettolitri. In misura più contenuta è la decelerazione del valore al 6,9% contro il 7,9% di giugno. A trarre beneficio da queste dinamiche è il valore medio unitario che registra un’espansione positiva della crescita da 2,30 a 2,85%.
I mercati
«La domanda è stabile nell’Unione europea, che detiene una quota prossima al 54% dell’intero export – spiega Martelli – mentre sono in decisa ripresa l’area dei Paesi terzi, che assorbono il rimanente 46% del valore export». Nei 27 Paesi dell’Unione la domanda è cresciuta dello 0,8% in valore e dello 0,9% in volume, contro un ritrovato dinamismo dei Paesi terzi che hanno messo a segno un +15,2% in valore e +12,4% in volume.
«Il Nord America – sottolinea il direttore di Assoenologi – registra un +12,3% in valore e +9,2% in volume con un significativo incremento in valore del mercato canadese. Segue l’area europea non ricadente nella Ue con +14% in valore e +5% in volume, dove ci sono mercati caratterizzati da livelli della domanda assai diversi tra loro. Da un lato la Russia, mercato in grado di assorbire volumi significativi di vini di qualità media, dall’altro la Svizzera e Norvegia aree dove la qualità elevata è l’elemento discriminante per il successo».
In Estremo Oriente si vanno concentrando sempre più le attenzioni di molti operatori internazionali e appare evidente l’acuirsi della competizione, caratterizzata da una netta flessione del valore medio. In quest’area il valore dell’export di vino italiano mostra una crescita del 60% e del 74% in volume.
Rimane alta la domanda nel mercato sudamericano: +54% in volume e +47% in valore. In questa parte del mondo il Paese che fa registrare i risultati migliori è il Brasile (+72%). In Oceania si respira un’aria positiva il valore del flusso export cresce di oltre 1/3 mentre i volumi aumentano del +27%. Il Medio Oriente mostra incrementi oltre il 50%.
Uno sguardo ai valori dell’export dei due più importanti mercati per il vino italiano, Germania e Stati Uniti a luglio 2010 consente di valutare il loro ruolo di locomotive per l’export. «Sebbene il mercato tedesco è, per definizione, l’area dove la concorrenza internazionale è più marcata – afferma Martelli – l’Italia riesce a mantenere la leadership di Paese fornitore con una quota del 36,6%, relegando gli altri Paesi a quote assai più contenute e in alcuni casi in decisa flessione. E’ il caso della Francia, passata dal 31% del 2008 al 27,1% del 2010».
Le tipologie: all’estero piace lo spumante
Secondo l’Associazione enologi enotecnici italiani, l’orientamento della domanda internazionale sta profondamente modificando l’assetto delle tipologie esportate. Il trend degli ultimi mesi è sintetizzabile nella crescita della domanda per lo spumante +21% in volume e +10,3% in valore; e una più contenuta richiesta per il vino imbottigliato +4,0% volume e +8,4% valore. Lo sfuso registra una stabilità delle consegne e una decisa contrazione dei valori -9,3%
(Da www.italiaatavola.net)