On My Plate è il nuovo progetto di Slow Food, che coinvolge oltre 3mila giovani di 121 Paesi del mondo, per raccontare il cibo, l’ecosostenibilità nell’agroalimentare e le store legate alle tradizioni gastronomiche dei territori.
Il progetto – che è online con un sito dedicato – ha l’obiettivo di promuovere la filosofia di Slow Food per un cibo buono, giusto, pulito ed equo, attraverso il coinvolgimento di 3336 giovani attivisti dell’associazione, da 121 nazioni del mondo, con una challenge della durata di 34 giorni, e con la possibilità di raccogliere e condividere storie e spunti che possano far riflettere e suggerire soluzioni dal punto di vista della biodiversità, dell’ecosostenibilità, della qualità della produzione alimentare e del rispetto delle tradizioni e delle tipicità nel mondo food & beverage.
Jorrit Kiewik, direttore della Slow Food Youth Network, ha spiegato in questi termini il progetto: “viviamo tempi difficili; una pandemia globale ha intaccato il tessuto sociale, ci tiene al chiuso e più che mai incollati ai nostri schermi. In tutto ciò cresce la morsa delle multinazionali sul sistema alimentare globale: la Gdo rafforza potere e guadagni, mentre contadini, allevatori e artigiani alimentari fanno sempre più fatica a sopravvivere. Eppure il 70% dell’agricoltura destinata all’alimentazione proviene dai contadini e da agricoltori di dimensione medio-piccola che hanno a disposizione solo il 30% delle risorse. Ciononostante, proprio questo anello fragile della catena si è messo in gioco per riempire il vuoto lasciato dalle catene di fornitura globali, adattando il modello operativo per aiutare a contenere la pandemia e nutrire le proprie comunità locali. La sfida On My Plate parla proprio di equità e giustizia nel sistema alimentare e di come è possibile alleggerire il nostro impatto sull’ambiente a partire dal cibo“.