Crescono dell’8% le esportazioni di vino Prosecco in Francia, terra di grandi vini frizzanti che si scopre anche essere il terzo importatore mondiale delle famose bollicine italiane.
Il risultato, stimato e condiviso nel report di Wine Monitor, indica un nuovo successo per l’enologia nostrana, e in particolare per una denominazione che ha saputo, in tempi recenti, affermarsi tra le più popolari del mondo. La Francia si accoda infatti a un trend già stabilito da Stati Uniti e Regno Unito, mercati importantissimi per il vino Prosecco, che in questi Paesi ha saputo superare i numeri raggiunti dal prestigioso Champagne.
Nonostante la sua rinascita sia relativamente recente, il Prosecco vanta in realtà un invidiabile radicamento nella storia e nella tradizione della sua terra natia, nel Nord-est italiano. A offrire interessanti approfondimenti sul tema è Winepoint, che sul suo blog online propone numerosi focus e approfondimenti sul Prosecco, e sul mondo del vino in generale.
L’origine del Prosecco
L’origine del Prosecco è molto antica, indissolubilmente legata alla storia dell’uva Glera, il vitigno per la sua produzione. Questa era già conosciuta ai tempi della dominazione romana nell’area di Trieste. È proprio all’epoca romana che risalgono le prime fonti e i primissimi riferimenti al nome “Pucinum”. Il viaggiatore Fynes Moryson, nel XVI secolo, testimonia di come gli abitanti di Gorizia e Istria volessero differenziare il proprio “Pucinum” da quello prodotto a Trieste, chiamandolo con un nome ispirato al Castello di Moncolano, noto ai tempi come Torre di Prosecco.
Winepoint segnala come la coltivazione si spinse fino al trevigiano, trovando come territorio di massima espressione proprio le celebri colline di Valdobbiadene: il terroir ripido, capace di drenare l’acqua, e caratterizzato da una forte differenza termica tra giorno e notte, favorisce infatti la maturazione di uve particolarmente adatte alla spumantizzazione.
Si deve però aspettare alla fine del XX secolo per assistere al vero e proprio boom di questo vino: è infatti dagli anni ‘90 che le cantine godono di una sorta di rinascita, in Italia e all’estero, dovuta a una crescita di popolarità importante.
Tipologie e nuovi trend
Nonostante sia talvolta proposto come semplice vino fermo, oggi Prosecco è quasi sinonimo di spumante. La sua classificazione segue infatti gli stessi parametri dei vini con bollicine più classici. Il tenore zuccherino determina le tipologie più prodotte: Brut, Extra-Dry e Dry. Tra i diversi vini Prosecco, WinePoint indica come l’Extra Dry sia oggi la più popolare, un aspetto che va in controtendenza rispetto ai classici spumanti, nei quali è il secco la tipologia maggiormente apprezzata. Il residuo zuccherino tra i 12 e i 17 grammi dell’Extra Dry permette di assaporare un vino dal gusto morbido, fresco e molto versatile: una scelta ideale sia per un piacevole aperitivo che per accompagnare un primo di mare o verdura. In tempi più recenti, il Prosecco ha acquisito grande popolarità come base per lo Spritz, cocktail da aperitivo che ha saputo superare i confini regionali del Nord-est.
Da denominazione locale del Veneto e del Friuli, questa tipologia di vino è oggi diventata un simbolo internazionale della buona enologia. Un motivo di orgoglio per il Made in Italy, oltre che un’opportunità di crescita reale per le cantine e i produttori più capaci del settore.