Si chiama Piemondina il nuovo marchio di qualità introdotto dalla Regione Piemonte per aiutare i produttori piemontesi e per distinguere sul mercato e per valorizzare il riso prodotto al 100% in Piemonte.
L’Italia è il primo Paese europeo produttore di riso, con una superficie coltivata di 237.000 ettari e una filiera che dà lavoro a oltre 10.000 persone. Il comparto è oggi in grave difficoltà soprattutto per l’aumento delle importazioni dall’Asia, e dopo il Piano Mipaaf per rilanciare il riso italiano sono arrivati la riforma del mercato interno del riso, il nuovo sistema di etichettatura e i chiarimenti sull’uso della dicitura ‘classico’ in etichetta. Quando si dice riso italiano si pensa immediatamente al Piemonte, che è la regione produttrice per eccellenza: con 117.000 mila ettari coltivati e oltre 1.800 produttori rappresenta più della metà del riso prodotto complessivamente in tutta Italia. Per rilanciare e valorizzare il riso piemontese – nel contesto dei più ampi tentativi di rilanciare il settore italiano del riso nel suo complesso – è arrivata a novembre 2017 un’iniziativa specifica della Regione Piemonte: il marchio di qualità Piemondina.
L’idea riprende un modello analogo che era stato portato avanti due anni fa, sempre dalla Regione Piemonte, per promuovere il latte e i formaggi degli allevamenti piemontesi: il marchio di qualità Piemunto. Ora è la volta di Piemondina, marchio di qualità che potrà essere utilizzato soltanto dai produttori di riso 100% piemontese, e che avrà una vetrina ad hoc nei supermercati e nei negozi che aderiscono all’iniziativa (al momento in ambito Gdo hanno già mostrato interesse e disponibilità Carrefour, Bennet e NovaCoop).
Questo il commento dell’Assessore all’Agricoltura di Regione Piemonte Giorgio Ferrero: “con Piemondina il consumatore saprà che il riso proposto viene dalla nostra produzione piemontese, e potrà quindi scegliere in modo più consapevole. Non si tratta di protezionismo, ma di trasparenza. Qui siamo oltre l’etichettatura, che pure abbiamo fortemente voluto, per celebrare un prodotto che da quasi 200 anni ha garantito fama e redditività ad una parte importante del Piemonte e che, siamo convinti, deve giocare un ruolo di grande importanza nel futuro del settore agroalimentare“.