Funghi e tartufi freschi devono riportare obbligatoriamente in etichetta o su appositi cartellini il luogo di raccolta o coltivazione: è questa la risposta ufficiale della Commissione Europea a un quesito sollevato dalla Coldiretti.
Nell’ultimo anno (dati Coldiretti relativi al 2016) sono stati importati in Italia oltre 7 milioni di chilogrammi di funghi e tartufi freschi, soprattutto dall’Europa dell’Est (2,5 milioni di chili dalla Polonia e oltre 2 milioni dalla Romania), per un valore totale di 41 milioni (di cui 11 milioni, pari a 167.000 chili, per i tartufi). Secondo le stime della Coldiretti almeno 1,3 milioni di chili dei funghi e tartufi importati sono spacciati per italiani.
In materia c’è un vuoto legislativo che ha spinto la Coldiretti a interpellare direttamente – in sede Ue – la Commissione Europea. La risposta della Commissione è che “funghi o tartufi venduti freschi devono riportare obbligatoriamente in etichetta o su appositi cartellini il luogo di raccolta o coltivazione”. Resta dunque al momento priva di norme la questione dell’indicazione di origine per funghi e tartufi non freschi, ovvero secchi, tritati, in polvere, oppure trasformati e utilizzati all’interno di salse o piatti pronti. In questi casi – al momento – non c’è alcun obbligo di indicare l’origine di funghi e tartufi in etichetta. Per quanto riguarda però i prodotti freschi la risposta Ue fa chiarezza almeno su questo punto: funghi e tartufi venduti freschi devono essere equiparati ai prodotti ortofrutticoli freschi, e quindi devono riportare – su tutti i documenti che accompagnano il prodotto in tutte le fasi della commercializzazione – il Paese di origine e l’indicazione del luogo di raccolta o coltivazione.