Le stime della Coldiretti parlano di 100 milioni di euro di danni per l’agricoltura italiana causati dagli animali selvatici nell’ultimo anno. A preoccupare è soprattutto il caso dei cinghiali, che sono raddoppiati negli ultimi dieci anni.
Secondo uno studio della Coldiretti, diffuso il 2 agosto 2016, nell’ultimo anno (2015) i danni alle produzioni agricole italiane causate dagli animali selvatici (cinghiali, nutrie, storni, caprioli, daini, mufloni, …) ammontano a 100 milioni, tra attacchi alle colture e devastazioni dei campi (di grano, mais, orzo, mele, uva, vigneti, ecc.). E ai problemi legati in senso stretto al settore agricolo vanno aggiunte altre criticità che indirettamente riguardano anche l’agricoltura, dai danni sul piano dell’assetto idrogeologico e dell’ecosistema a rischi di tipo sanitario (con possibili contagi di animali allevati) ai problemi di sicurezza stradale nelle aree agricole e di campagna (nel 2015 si contano 145 feriti e 18 morti per incidenti stradali provocati da animali selvatici, secondo i dati diffusi dalla Coldiretti).
Il caso più preoccupante è quello dei cinghiali, che sono passati da 600.000 esemplari nel 2005 a oltre un milione di esemplari nel 2015, cioè sono più che raddoppiati negli ultimi dieci anni. La regione più colpita dal fenomeno è la Toscana, che oggi ha circa 400.000 esemplari di ungulati selvatici, tra cinghiali, cervi, daini e caprioli. Del “caso Toscana” si è parlato anche sul New York Times, e gli agricoltori e produttori vinicoli toscani hanno protestato il 2 agosto in Piazza Duomo a Firenze e in altre città della regione. A febbraio 2016 la Regione Toscana ha approvato una delibera (proposta dal PD), che autorizza abbattimenti straordinari degli ungulati in eccesso, e ha varato una nuova legge che introduce nuove norme con l’obiettivo di ridurre in tre anni la popolazione degli ungulati selvatici dagli attuali 400.000 a 150.000 esemplari. Ma il fenomeno riguarda tutta l’Italia, con forti emergenze legate soprattutto all’eccessivo numero di cinghiali anche in Lombardia, in Veneto, in Piemonte, in Liguria, in Emilia Romagna, nelle Marche, nel Lazio, in Puglia, in Campania, in Calabria, in Sicilia e in tutte le altre regioni. I costi per difendersi da questa “invasione” sono ovviamente a carico degli agricoltori, che pagano di tasca propria per la costruzione di recinti e per l’adozione di altri sistemi di difesa contro i cinghiali e gli animali selvatici (strumenti elettrici o cannoni a gas).