Dal primo gennaio 2016 è in vigore il nuovo sistema di autorizzazioni per gli impianti vitivinicoli. Nei primi cinque mesi del nuovo regime sono già arrivate 12.000 richieste di nuovi vigneti, per una superficie dieci volte superiore rispetto agli ettari disponibili.
Il 2016 segna la fine di un’epoca per la viticoltura e la produzione di vino in Italia. Dal primo gennaio 2016 è in vigore il Decreto n. 12272 del 15/12/2015 concernente “Disposizioni nazionali di attuazione del regolamento (UE) n. 1308/2013 del Parlamento europeo e del Consiglio concernente l’organizzazione comune dei mercati dei prodotti agricoli. Sistema di autorizzazioni per gli impianti viticoli.” Che cosa cambia? Fino al 31 dicembre 2015 era in vigore il regime dei diritti di impianto dei vigneti, nel quale per impiantare un vigneto bisogna possedere o acquistare i diritti di impianto. Con il nuovo sistema di autorizzazioni (che resterà in vigore fino al 31 dicembre 2030) non si detiene e non si compra e non si vende alcun diritto di impianto. Chi vuole impiantare o reimpiantare vigneti di uva da vino deve farne richiesta e ottenere l’autorizzazione dalle autorità competenti (il Mipaaf – Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, le Regioni e le Provincie autonome). Le autorizzazioni vengono concesse gratuitamente dalle autorità competenti, hanno una durata massima di tre anni (ovviamente reiterabili con nuove autorizzazioni), e non sono trasferibili né a titolo oneroso né a titolo gratuito, salvo in casi di successione o cause di forza maggiore.
L’incremento delle superfici vitate non è però illimitato: le regole dell’Unione Europea prevedono – per evitare aumenti eccessivi nella produzione di vino – che lo Stato membro possa concedere nuove autorizzazioni per un massimo dell’1% annuo della superficie vitata nazionale. Secondo i dati diffusi dalla Coldiretti nei primi cinque mesi dall’entrata in vigore del nuovo quadro normativo (dunque nei mesi di gennaio-maggio 2016) le richieste di nuovi vigneti in Italia hanno già raggiunto la cifra di 12.000, per una superficie di 67.000 ettari, di oltre dieci volte superiore a quella che in base alle normative è di fatto disponibile per nuove autorizzazioni (6.400 ettari). I 2/3 del totale delle nuove domande interessano due regioni: Veneto e Friuli Venezia Giulia.