È arrivato il pronunciamento ufficiale dell’Efsa – l’autorità europea per la sicurezza alimentare: l’olio di palma contiene una sostanza cancerogena e altre due sostanze potenzialmente dannose per la salute umana.
Da anni l’olio di palma è ampiamente utilizzato in sostituzione di grassi più pregiati (olio di oliva, burro) nei dolci e nei prodotti da forno industriali (biscotti, merendine, torte, grissini, cracker, fette biscottate, crostini, snack dolci e salati, ecc.). E da tempo si ipotizzano rischi per la salute derivanti da un consumo eccessivo di olio di palma. A partire dal novembre del 2014 il quotidiano online Il fatto Alimentare ha portato avanti su Change.org una raccolta firme per chiedere alle industrie di non utilizzare l’olio di palma, sia per ragioni ecologiche ed umanitarie (deforestazione nel Sud Est asiatico, Land Grabbing) sia per ragioni di sicurezza alimentare. La petizione è stata firmata ad oggi da più di 176.000 persone.
Ora è arrivato il pronunciamento ufficiale dell’ Efsa – l’autorità europea per la sicurezza alimentare, che in un Dossier di 160 pagine ultimato a marzo e diffuso a maggio 2016, ha considerato l’impatto sulla salute umana di tre sostanze (glicidil esteri degli acidi grassi GE, 3-monocloropropandiolo 3-MCPD, 2-monocloropropandiolo 2-MCPD) che si formano durante le lavorazioni alimentari, in particolare durante la raffinazione degli oli vegetali ad alte temperature. Il Dossier dunque non riguarda soltanto l’olio di palma, ma anche altri oli vegetali e le margarine. Riguarda però soprattutto l’olio di palma, perché le sostanze in questione sono contenute nell’olio di palma in quantità mediamente cinque volte superiore rispetto agli altri prodotti considerati.
Qual è il problema? Il problema è che per le sostanze di cui stiamo parlando è da ritenersi scientificamente accertato – secondo l’Efsa – il potenziale pericolo per la salute umana. I GE (glicidil esteri degli acidi grassi) sono cancerogeni (“trattamenti cronici con glicidolo aumentano l’incidenza di tumori in diversi tessuti di ratti e topi, probabilmente attraverso un meccanismo genotossico”). L’Efsa non ha ancora fissato una dose giornaliera tollerabile, ma esprime preoccupazione soprattutto per l’esposizione ai GE nei bambini, anche se precisa che tra il 2010 e il 2015 i livelli di GE negli oli di palma si sono mediamente dimezzati, grazie a “misure volontarie adottate dai produttori”. Per quanto riguarda 3-MCPD (i cui livelli nell’olio di palma sono rimasti sostanzialmente stabili negli anni) si parla di “potenziale rischio per la salute dal momento che la sostanza è stata collegata a un danno d’organo nei test sugli animali” e si stabilisce in 0,8 microgrammi per chilogrammo di peso corporeo al giorno la Dgt – Dose giornaliera tollerabile, specificando che nell’alimentazione abituale dei bambini in Europa questa dose risulta mediamente superata. Per quanto riguarda 2-MCPD si ipotizza una potenziale tossicità ma si precisa che “le informazioni tossicologiche sono troppo limitate per stabilire un livello di sicurezza per 2-MCPD”.
In attesa di ulteriori ricerche per colmare le lacune dei dati, la palla passa ora alla Commissione Europea e agli Stati membri, che potrebbero nei prossimi mesi adottare delle misure più restrittive sull’utilizzo dell’olio di palma. Nel frattempo qualcosa si sta già muovendo in ambito Gdo. Esselunga e Carrefour stanno già eliminando l’olio di palma dai loro prodotti, e lo stesso sta facendo la Coop.