Le esportazioni di birra italiana sono in crescita del 28% nel primo semestre del 2015. E negli ultimi quindici anni sono praticamente triplicate.
Nell’anno di Expo i numeri delle esportazioni alimentari sono positivi. Il settore agroalimentare italiano nel suo complesso è in crescita del 7% nell’export, con un +8% nel comparto dei formaggi (dati primo semestre 2015). Ma ad avere ritmi di crescita quadrupli rispetto alla media è il comparto della birra. Secondo i dati diffusi dalla Coldiretti nei primi sei mesi del 2015 le esportazioni di birre italiane sono cresciute in quantità del 28% rispetto all’anno precedente, e nel 2014 c’era stato già un +13% rispetto al 2013. Colpisce in particolare il dato della Germania, con un +37% delle birre italiane nel primo semestre 2015. Ma crescono anche i Paesi del Nord Europa, con un +5% in Svezia e un +3% in Gran Bretagna.
Ma è difficile stupirsi di questi numeri se pensiamo (dati Coldiretti) che dal 2000 ad oggi le esportazioni di birra italiana all’estero sono aumentate del 200%, cioè sono triplicate. E cresce enormemente il numero di birrifici artigianali: nel 2004 erano stati censiti in Italia una trentina di microbirrifici, nel 2014 sono diventati circa seicento, e la produzione di birra artigianale in Italia ha raggiunto i 30 milioni di litri annui. Alla base della produzione italiana di birra ci sono coltivazioni nazionali di orzo con una produzione di 860.000 tonnellate all’anno, lungo una superficie agricola complessiva di 226.000 ettari. A restare bassi sono solo i consumi sul mercato interno: in Italia il consumo pro capite di birra è di 29 litri all’anno, contro i 144 litri della Repubblica Ceca, i 107,8 litri in Austria, i 105 litri in Germania, gli 85,6 litri in Irlanda e gli 82 litri in Spagna. E certamente il livello di pressione fiscale che c’è in Italia – con il continuo aumento delle accise – non aiuta il settore.