Curiosa e singolare iniziativa in Calabria da parte degli agricoltori locali e delle associazioni relative: lo scorso week-end a Reggio Calabria è stato proposto uno sciopero degli acquisti di aranciata.
L’obiettivo? Secondo l’Adiconsum e la Lega dei consumatori, spezzare una catena dello sfruttamento che inganna i cittadini e colpisce imprese agricole e lavoratori. L’aranciata è una bevanda tradizionale ed estremamente diffusa ma, a dire loro, andrebbe cambiata in termini qualitativi e quantitativi.
Anche la Coldiretti ha aderito all’inizativa con l’obiettivo preciso di chiedere la presenza di più arance nelle aranciate e una chiara indicazione della loro provenienza. Nelle aranciate – sottolinea la Coldiretti – può essere presente per legge solo il 12% di succo di arance che peraltro spesso vengono importate da paesi lontani come il Brasile anche se sono “spacciate” come Made in Italy. Con l’iniziativa si chiede più valore alla sostanza rispetto alla forma e di non pagare l’acqua per aranciata al fine di dare una giusta ricompensa alle fatiche dei lavoratori agricoli ai quali le arance vengono pagate dieci centesimi al chilo.
Spiega meglio Piero Molinaro presidente di Coldiretti Calabria: “Voglio ricordare che il valore del succo di agrumi in un litro di aranciata e’ di soli 3 centesimi di euro e questo e’ inaccettabile. La Coldiretti Calabria con la mobilitazione intende tenere accese le luci sulla Piana di Gioia Tauro perche’ e’ giusto che i produttori agricoli abbiano la giusta ricompensa in modo che ci sia una equa distribuzione di valore all’interno della filiera”.
La manifestazione di sensibilizzazione ha coinvolto capillarmente la popolazione locale con la diffusione di volantini e depliant esplicativi. A produrre l’aranciata sono spesso potenti multinazionali: riuscirà quest’iniziativa locale a influenzare, se non loro, almeno il governo in modo che tuteli maggiormente i produttori di arance e consenta di inserire più del 12% di succo nella popolare bevanda?
(www.agi.it)