Green Pass per bar e ristoranti: dal 6 agosto 2021 sono in vigore le nuove norme. Quali sono le regole?
A partire da venerdì 6 agosto 2021 scatta l’obbligo del Green Pass (a partire dai dodici anni di età) per consumare pasti o drink seduti al chiuso in ristoranti, bar, gelaterie, pub, caffè e pasticcerie, e in qualunque altro luogo dove si effettua somministrazione di cibi e bevande, mentre non c’è obbligo di green pass bevendo o mangiando all’aperto o consumando rapidamente al bancone dei locali. Restano poi ovviamente in vigore le regole sulla mascherina (obbligatoria al chiuso, tranne quando si sta mangiando o bevendo) e sul distanziamento (sempre obbligatorio).
Queste regole valgono in zona bianca, dove non ci sono limiti di orario per i locali, come anche – ovviamente – nelle zone gialle (dove si può stare nei bar e ristoranti al chiuso – con queste regole – fino alle ore 18), mentre in eventuali zone arancioni e rosse i ristoranti sono aperti sono per l’asporto e le consegne a domicilio fino alle 22 (e i bar fino alle 18). In zona gialla, arancione o rossa vige inoltre l’obbligo del numero massimo di sei commensali per tavolo al chiuso.
Il Green Pass si ottiene dopo la prima dose di vaccino (e resta valido fino alla seconda dose), e poi – dopo la seconda dose – è valido per ulteriori nove mesi, oppure è possibile ottenere il Green Pass anche con tampone negativo effettuato nelle precedenti 48 ore, oppure esibendo un certificato che attesta la guarigione dal Covid nei sei mesi precedenti.
Le violazioni comportano sanzioni da 400 a 1.000 euro, a carico degli utenti ma – eventualmente – anche dell’esercente, se non ha rispettato le regole. Qui, peraltro, interviene un grave problema, quello di come effettuare i controlli, che – secondo le associazioni di categoria – non dovrebbero essere effettuati dagli esercenti ma dalle forze dell’ordine, con controlli a campione. A questo proposito il direttore generale di Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi), Roberto Calugi, ha dichiarato: “di certo la questione controlli ci preoccupa molto: è irrealistico pensare che un gestore di un bar o di un ristorante chieda, prima di far accomodare i clienti al tavolo, di verificare la validità del green pass e la corrispondenza dei dati anagrafici con la carta d’identità. Noi punteremo a fare delle cartellonistiche chiare da affiggere nei locali affinché il cliente sia ben informato. Ma sulla pratica dobbiamo ancora capire come fare. I gestori dei bar e dei ristoranti non sono pubblici ufficiali e come tali non possono assumersi responsabilità che spettano ad altri. Bisogna semplificare, prevedendo un’autocertificazione che sollevi i titolari dei locali da ogni responsabilità. Chi dichiarerà il falso lo farà a suo rischio e pericolo“.
Analoga la posizione di Giancarlo Banchieri, presidente di Fiepet Confesercenti, che ha spiegato: “per controllare all’ingresso i certificati, e i documenti di chi li presenta, gli oltre 300mila bar e ristoranti italiani avrebbero bisogno di formare una persona e dedicarla interamente a questo compito. Una soluzione onerosa e insostenibile per molte imprese, in particolare per quelle più piccole, che dovrebbero probabilmente assumere una figura ad hoc: una strada impercorribile in particolare nelle città d’arte, dove l’assenza di turisti già ha messo a dura prova i fatturati. Preoccupano, inoltre, eventuali ricadute in caso di errori nella fase di controllo: i gestori dovrebbero essere totalmente esonerati da ogni responsabilità“.
C’è però certamente, tra gli addetti ai lavori, la convinzione che il Green Pass abbia il grande pregio di evitare ulteriori lockdown e chiusure, che sarebbero insostenibili per le imprese del settore. A questo proposito Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare, ha spiegato: “Il Green Pass per entrare nei ristoranti al chiuso è il male minore tra le scelte che sono state messe sul tavolo. Non possiamo permetterci che i ristoranti chiudano ancora perché questo metterebbe in ginocchio sia il settore dell’Horeca, che tutta la filiera alimentare, legata al settore della ristorazione a filo doppio. Naturalmente auspichiamo che tutto torni alla normalità il prima possibile e che non ci siano più restrizioni, ma nel frattempo, con questa nuova misura, speriamo di eliminare completamente il rischio della chiusura così che sia l’Horeca – che nel nostro Paese copre un terzo della torta dei consumi alimentari nazionali ed è l’unico segmento in salute sul mercato alimentare interno nell”ultimo decennio – sia l’industria alimentare possano tornare a crescere“.
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