Cipolla rossa piatta di Pedaso: una coltivazione tradizionale delle Marche, a lungo dimenticata e oggi riscoperta, viene ora riconosciuta e tutelata come presidio Slow Food.
Il progetto “Presìdi di Slow Food” nasce negli anni Novanta con lo scopo di tutelare la biodiversità della produzione agroalimentare, recuperando e valorizzando pratiche agricole storiche, tecniche di lavorazione tradizionale e prodotti agroalimentari di eccellenza ma di nicchia o rari. Un nuovo riconoscimento importante – come Presidio Slow Food – è arrivato oggi per la Cipolla rossa piatta di Pedaso, nell’omonimo comune delle Marche e in alcuni comuni limitrofi (Altidona, Campofilone, Lapedona e Moresco).
La coltivazione di questa particolare varietà di cipolla – con forma appiattita, bulbo di grosse dimensioni, circa 180 grammi di peso, e una spiccata dolcezza e digeribilità – è stata fiorente nell’Ottocento e nella prima metà del Novecento, ma è andata poi praticamente scomparendo, tanto che negli anni Settanta era rimasto un solo agricoltore (Arturo Ferretti) a coltivarla. Le sementi sono state poi recuperate e consegnate all’ASSAM delle Marche, che le custodisce nella banca del seme di Monsampolo, e nel frattempo la coltivazione ha ripreso vigore, tanto che oggi ci sono cinque aziende che producono la Cipolla rossa piatta di Pedaso, con pratiche colturali sostenibili, ricorso alle rotazioni triennali, utilizzo esclusivo della concimazione organica e divieto assoluto di diserbo. Il riconoscimento arrivato ora da Slow Food costituisce una grande opportunità per i produttori e un’importante occasione per promuovere e vendere un prodotto tradizionale dell’agricoltura marchigiana, che viene utilizzato non solo in cucina ma anche nella produzione di cosmetici, per le proprietà antibatteriche, emollienti ed idratanti delle cipolle.