Uber Eats è stata commissariata dal Tribunale di Milano, essendo accusata di caporalato nei confronti dei rider che consegnano il cibo a domicilio.
Uber, la multinazionale leader nel settore dei trasporti automobilistici privati, da tempo sta puntando molto anche sul food & beverage, attraverso la controllata Uber Eats (dal 2016 presente anche sul mercato italiano) e di recente anche attraverso l’acquisizione di Grubhub (la società Usa leader nel food delivery). Ora però ci sono dei gravi problemi giudiziari per Uber in Italia: la Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Milano ha disposto l’amministrazione giudiziaria (cioè il commissariamento) per la società Uber Italy srl, filiale di Uber nel nostro Paese, con l’accusa di caporalato e sfruttamento ai danni dei rider che consegnano cibo per il servizio Uber Eats. L’indagine, che è ancora in corso, è condotta dal Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza ed è coordinata dal procuratore aggiunto Alessandra Dolci e dal pm Paolo Storari. Secondo le accuse emerse dall’indagine, le modalità di gestione del lavoro di fattorini e rider che lavorano per Uber, e le condizioni economiche, di reclutamento e di sicurezza degli stessi in ambito lavorativo, sarebbero inadeguate e incompatibili con l’ordinamento giuridico italiano, e in particolare con l’articolo 603bis del codice penale, che vieta la “intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro”.
Uber Italy, in una nota, ha respinto ogni accusa: “Uber Eats ha messo la propria piattaforma a disposizione di utenti, ristoranti e corrieri negli ultimi 4 anni in Italia nel pieno rispetto di tutte le normative locali. Condanniamo ogni forma di caporalato attraverso i nostri servizi in Italia. Inoltre partecipiamo attivamente al dibattito sulle regolamentazioni che crediamo potranno dare al settore del food delivery la sicurezza legale necessaria per prosperare in Italia. Continueremo a lavorare per essere un vero partner di lungo termine in Italia“.