“La cultura del Rum in Italia”: sommelier AIS, autore del libro “Il mondo del Rum”, fondatore di Isla de Rum e direttore di ShowRum, il più importante evento italiano di settore – e tra i più importanti a livello internazionale, Leonardo Pinto è uno dei massimi esperti mondiali nel settore dei distillati di canna da zucchero (il rum e la cachaça).
LA CULTURA DEL RUM – INTERVISTA PER UNIVERSOFOOD A LEONARDO PINTO, DIRETTORE ARTISTICO DI ShowRUM (sesta edizione a Roma, il 30 settembre e 1 ottobre 2018)
1) LA CULTURA DEL RUM: a che punto è la “cultura del rum” in Italia? Rispetto agli anni Novanta, quando lei si è avvicinato al settore ed è stato tra i primi in Italia ad approfondire ai massimi livelli il mondo dei distillati di canna da zucchero, che cosa è cambiato e quanto è cresciuta l’attenzione degli italiani?
La cultura del rum in Italia sta esplodendo realmente solo negli ultimi anni. Già una decina di anni fa, fatta eccezione per un piccolo gruppo di appassionati, il consumatore medio vedeva nel rum ancora un distillato di poco valore, un prodotto adatto perlopiù alla miscelazione, continuando a preferire lo scotch whisky o il brandy nel proprio bicchiere. Questo movimento seppur piccolo ha scatenato un effetto farfalla interessante tra i produttori e gli importatori che hanno cominciato ad ampliare l’offerta di prodotto. Contemporaneamente sono nati blog, si sono cominciate a vedere le prime degustazioni e tutto questo ha coinvolto un numero sempre crescente di persone. Certo le informazioni all’inizio erano molto vaghe, la cultura era ancora scarsa, ma comunque si stavano delineando i binari di ciò che sta succedendo oggi. A che punto siamo è difficile dirlo con certezza, ma possiamo affermare che sicuramente oggi siamo al punto in cui il rum è sulla bocca di molti e comincia a sgomitare seriamente per un posto nell’olimpo dei grandi spirits, non per la qualità, che spesso non ha nulla da invidiare al whisky o al cognac, quanto per la percezione di quest’ultima da parte dei consumatori. Credo che la strada intrapresa sia comunque quella giusta e che il panorama rum abbia davanti a se ancora tanta crescita.
2) Ci sono oggi in Italia diverse distillerie che producono rum. Qual è la sua opinione sui rum italiani? A che livello qualitativo si collocano rispetto ai grandi rum di importazione?
Acquistare melassa dall’estero e produrre rum in un paese differente è una pratica diffusa anche ai Caraibi, per cui non vedo nulla di strano. Quello che realmente destabilizza il consumatore è forse il fatto che l’Italia non è ai tropici, dove siamo abituati a collocare il rum. Sicuramente i rum italiani, per clima, terroir e cultura, saranno una fascia di prodotti a se stanti con proprie caratteristiche, un po’ come la cultura delle micro distillerie americane. Questo non vuol dire che non si possano trovare ottimi prodotti, al contrario, se il movimento appena nato si rafforza e fa fronte comune probabilmente può assumere una propria identità e guadagnarsi un posto di rispetto nel panorama rum.
3) Daiquiri, Mojito, Cuba Libre, Piña Colada, Mai Tai: alcuni cocktail a base di rum sono noti a tutti e sono diventati negli ultimi anni – in Italia – particolarmente di moda. Quali sono invece – tra i cocktail a base di rum meno conosciuti, cocktail sperimentali o tradizionali ma poco presenti sul mercato – quelli che preferisce e che consiglia ai lettori di Universofood?
Il drink come lo intendiamo noi è difficile ritrovarlo ai tropici, se non in poche regioni. In genere il consumo di rum miscelato nei paesi produttori prevede solo una diluizione o un rituale, che può essere una soda, come nel caso ad esempio del rum e ginger beer, rum e coca cola, rum e tonica, oppure un rituale come quello del ti-punch delle antille francesi, in cui al rum vengono aggiunti lime e zucchero in quantità a scelta del consumatore direttamente nel bicchiere di rum. Chiaramente se si esce dai Caraibi e si arriva in Europa, nello specifico in Italia, non è inusuale trovare nei bar delle rivisitazioni di grandi classici, molte volte con il rum che prende il posto di altri distillati in drink storici come il manhattan o l’Old fashioned. Il panorama bartending dello stivale, in questo senso, ha un gusto sicuramente sopra la media con dei veri e propri capolavori di miscelazione. Da nord a sud, dal grande centro alla periferia, ovunque in Italia è possibile trovare un cocktail bar in cui vivere un’esperienza a base rum fuori dalle righe e passare un’ottima serata. Per cui più che consigliare un drink, mi sento di consigliare la ricerca di questi locali intorno alla propria zona di residenza, valorizzando e premiando quei barman che hanno passione e dedizione per il loro lavoro.
4) Isla de Rum è un progetto che parte nel 2004 come blog , e che si evolve negli anni diventando anche negozio online e società di consulenza e organizzazione eventi. Quali evoluzioni commerciali potrà avere Isla de Rum nei prossimi anni, sul fronte della vendita di bottiglie di rum e cachaça? Più in generale: dal punto di vista dell’e-commerce com’è oggi la situazione in Italia?
Isla de Rum è nata come blog, è vero, ed oggi è tante cose, ma è soprattutto lo specchio del mercato e della mia volontà di portare la cultura del rum nel nostro Paese. Ogni singola attività che si è aggiunta nel tempo, dal negozio online con le schede di tutti i prodotti, agli articoli, ai cocktail, alle guide, tra cui la guida ai migliori rum bar d’Italia, rappresenta l’ennesimo passo verso questo scopo. Purtroppo mi ritrovo sempre ad avere più idee in testa di quante riesca a realizzarne, ma questo non mi ha mai fermato e anno dopo anno cerco di dare vita a qualcosa di nuovo. Sull’evoluzione commerciale, francamente non so dare risposta, è un’azienda dinamica che accompagna per mano il mercato ed il settore intero, per cui la sua evoluzione dipenderà da essi. Per focalizzarci invece sul solo e-commerce, l’Italia è ancora un pò restia, soprattutto nei settori come il mio. Certo nulla a che vedere con gli albori, dove il negozio online non era nemmeno contemplato, ma ancora oggi molti preferiscono il rapporto diretto con il venditore, il consiglio e la chiacchiera. E’ per questo che su Isla de Rum nessuna mail viene lasciata indietro, e mi curo personalmente di guidare gli “indecisi” o i curiosi all’acquisto, creando quel concetto ibrido tra negozio online e rapporto con il venditore.
5) ShowRUM – appuntamento che si tiene ogni anno a Roma (l’edizione 2018 nelle giornate di domenica 30 settembre e lunedì 1 ottobre) – è il primo e il più importante evento italiano dedicato specificamente ed esclusivamente ai distillati di canna da zucchero. Arrivati alla sesta edizione quale bilancio si sente di fare? Quanto è cresciuta la manifestazione negli anni scorsi e quanto potrà crescere in futuro?
Il successo e la vita di un festival dipendono da due fattori fondamentali. Da un lato la parte organizzativa, che deve rispettare un concetto preciso, dall’altro la fiducia che questa organizzazione e la sua esecuzione riescono ad ottenere presso il pubblico trade e consumer che vi partecipa e presso le aziende che decidono di esporre. Alla luce di questo, il bilancio è estremamente positivo. Dopo i primi anni in cui la fiera si è plasmata e ha creato la sua identità, la crescita è stata esponenziale. Oggi ShowRUM – Italian Rum Festival si posiziona come un evento di riferimento in Italia e all’estero sia per il mondo degli appassionati, che in ShowRUM hanno la possibilità di ampliare la loro conoscenza e la loro cultura su questo distillato, sia per i professionisti, provenienti da ogni regione del mondo, che scelgono il festival come punto di incontro e scambio, sia per i brand, che in numero sempre maggiore danno fiducia all’evento, contribuendo al suo successo. Tutte le info sul festival le trovate al link ufficiale www.showrum.it .
6) Come e perché si è avvicinato – oltre vent’anni fa – al mondo del rum? Quali sono gli aspetti di maggior interesse e fascino nel settore dei distillati di canna da zucchero? Colpo di fulmine, affinità elettive?
Non lo so spiegare, è stato amore a prima vista… o per meglio dire al primo assaggio. Probabilmente non ho scelto razionalmente di avvicinarmi a questo mondo, che anzi per molti anni ho considerato solo una passione senza mai dargli i connotati di una professione, ma qualcosa è scattato. La potenza della storia che ha alle spalle, il viaggio sensoriale che ti permette di fare attraverso popoli e culture così diverse ed affascinanti, e la piacevolezza e versatilità che gli sono caratteristici sono alcuni dei tratti che hanno contribuito ad accrescere il mio legame con questo distillato e a decidere, infine, di non separarmene più.
LA CULTURA DEL RUM – INTERVISTA A LEONARDO PINTO IN ESCLUSIVA PER UNIVERSOFOOD – LA CULTURA DEL RUM
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