Il 2017 è stato un anno da record per lo champagne, con un fatturato mondiale di 4,9 miliardi di euro, una crescita del 6,6% nell’export, e numeri sempre più significativi negli Stati Uniti e in Asia.
Negli ultimi dodici anni (confronto 2017 / 2005) il giro d’affari dello champagne è cresciuto di oltre un miliardo, e il 2017 – secondo i dati diffusi dall’Ansa il 19 marzo 2018 – segna un nuovo record. Nel confronto con il 2016 le vendite sul mercato interno francese restano sostanzialmente stabili (2,1 miliardi di euro), ma l’export cresce del 6,6%, raggiungendo i 2,8 miliardi (per un totale dunque – tra mercato interno ed export – di 4,9 miliardi). Le importazioni in Italia aumentano del 9,7% a valore e dell’11,1% a volume, per un totale di 7,3 milioni di bottiglie e 152,2 milioni di fatturato. L’Italia è oggi il quinto mercato nel mondo per lo champagne. Al primo posto ci sono gli Stati Uniti, con un fatturato di 586 milioni di euro e una crescita dell’8,5% rispetto al 2016. Al secondo posto c’è il Regno Unito, che subisce però nel 2017 l’effetto Brexit e vede un calo delle importazioni di champagne del 5,7% a valore e dell’11% in volume. Al terzo posto c’è il Giappone, con una crescita significativa delle importazioni 2017 sia a valore (+21,3%) sia a volume (+17,6%). Al quarto posto si piazza la Germania, anche se con numeri poco entusiasmanti nel 2017 (+1,7% a valore, -0,8% nei volumi).
Mentre in Europa nel complesso le vendite di champagne nel 2017 sono aumentate del 3,5% a valore, restando sostanzialmente stabili nei volumi (-0,5%), nell’export al di fuori dei confini europei i numeri dello champagne sono sempre più importanti. In Asia le percentuali 2017 di crescita dello champagne sono complessivamente del 19% a valore e del 15% a volume, con numeri importanti in Cina, Hong Kong e Taiwan (+26,7% a valore), e in Corea del Sud (+39,5& a valore, per un totale di oltre un milione di bottiglie). In Australia le vendite di champagne nel 2017 sono cresciute del 23% (a valore), in Nuova Zelanda del 12,9% e in Africa del 7% (con percentuali importanti soprattutto in Nigeria: +18,4% a valore e +24,7% a volume).
E quindi? Ricapitolando gli Agnelli hanno messo 120 mln e dopo qualche anno il fatturato è passato da 150 mln a oltre 500 mln quindi mi pare un buon affare o no? Oppure l”imprenditore dovrebbe non mettere nulla è per magia vedere apparire il fatturato? Non capisco se è una critica o se è cronaca. order custom essay
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