Burro: nell’ultimo anno in Italia i consumi sono aumentati del 12,5%, anche grazie al fatto che molte aziende si sono orientate su prodotti olio di palma free.
I dati sono stati diffusi dalla Coldiretti il 9 marzo 2018, sono elaborazioni Coldiretti su dati Ismea e riguardano le vendite di burro in Italia nell’intero 2017. Rispetto al 2016 i consumi di burro nel nostro Paese sono cresciuti del 12,5%, e la domanda ha fatto salire le quotazioni alla produzione (nei primi due mesi del 2018 il prezzo medio del burro è cresciuto del 20% in Italia e del 25% in Germania). Un trend di crescita significativo per un prodotto che negli anni scorsi era stato spesso demonizzato per ragioni salutistiche e per via dell’aumento del numero dei vegani, che rifiutano il burro anche nella preparazione dei dolci.
Secondo la Coldiretti il ritorno del burro è legato anche a una corretta rivalutazione del prodotto sul piano “culturale”, dal punto di vista sia gastronomico sia salutistico: “il burro – ingiustamente demonizzato negli anni scorsi – sta riacquistando popolarità ed è tornato ad essere uno dei grassi più usati in cucina per i suoi molti punti di forza: a differenza delle margarine non è un prodotto chimico, è meno calorico degli oli, non è idrogenato ed è ricco di nutrienti come il calcio, sali minerali, proteine del latte e la vitamina A, senza contare che è un prodotto del tutto naturale e senza conservanti“. Certamente la crescita dei consumi di burro ha a che fare anche con le polemiche sull’olio di palma e con la conseguente scelta di molte industrie alimentari di non utilizzarlo più nella preparazione dei prodotti, sostituendolo in alcuni casi proprio con il burro. Inoltre nel 2017 una sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha vietato l’utilizzo di termini come latte, burro, yogurt, panna e formaggio per indicare dei prodotti vegani, proteggendo gli alimenti tradizionali – almeno sul piano nominale e formale – da imitazioni di origine vegetale come il “burro di tofu”. Infine – sempre nel 2017 – sono entrate in vigore le nuove regole sull’etichettatura di latte e derivati, che impongono l’obbligo di indicare l’origine in etichetta non solo per il latte fresco ma anche per il latte a lunga conservazione e per il latte contenuto nei formaggi, nello yogurt, nel burro e nei latticini. La crescita dei consumi di burro in Italia (con conseguente aumento dei prezzi alla produzione) e le nuove regole che favoriscono le produzioni locali e nazionali possono costituire una grande occasione per i produttori italiani.