Quante sono le donne alla guida di imprese agricole in Italia? Da un’analisi di Donne Impresa Coldiretti presentata a Expo il settore agricolo emerge come un ambito privilegiato per l’imprenditoria femminile, con numeri superiori al dato medio nazionale sulla presenza femminile alla guida delle imprese.
Da tempo si parla di un’agricoltura italiana sempre più in rosa. Prima di tutto (dati Eurostat) il settore agricolo italiano ha una componente di forza lavoro femminile numericamente superiore rispetto agli altri Paesi: in Italia sono impiegate in agricoltura 1,3 milioni di donne, mentre in Spagna sono 660.000, e in Francia e in Germania sono circa 340.000. Inoltre – secondo un’analisi di Donne Impresa Coldiretti presentata ad Expo in occasione dell’incontro “La forza delle donne in agricoltura” – in Italia 215.000 imprese agricole sono guidate da imprenditrici, su un totale di 740.000 imprese. Il 29% circa delle aziende agricole italiane – quasi un terzo – ha dunque al vertice una donna. Guardando invece all’economia italiana nel suo complesso (dati Unioncamere – primo trimestre 2015) le imprese guidate da una donna sono 1,3 milioni su un totale di 6 milioni, dunque soltanto il 22%.
Nell’ambito di Expo Milano 2015 al tema dell’agricoltura in rosa è stato riservato un ampio spazio, con il progetto “WE-Women for Expo”, mentre sono due le grandi associazioni di rappresentanza delle imprenditrici agricole: Donne Impresa Coldiretti e Donne in Campo. Secondo la responsabile di Donne Impresa Coldiretti Lorella Ansaloni “nella loro attività imprenditoriale le agricoltrici italiane hanno dimostrato la grande capacità di coniugare la sfida del mercato con il rispetto dell’ambiente, la tutela della qualità della vita, l’attenzione al sociale e la valorizzazione dei prodotti tipici”. Mentre secondo gli organizzatori del convegno “La forza delle donne in agricoltura”, che si è tenuto il 10 luglio nella sala conferenze di Expo, “varie sono le innovazioni apportate dalle donne italiane in agricoltura: dall’educazione ambientale agli agri-asili, dalle fattorie didattiche agli orti scolastici, dalla difesa della biodiversità alla riduzione degli sprechi nelle filiere produttive, dall’introduzione di nuove tecnologie al raccordo con il mondo della ricerca”.