Dagli ultimi dati diffusi dall’Efsa ad aprile 2015 risulta che i prodotti alimentari italiani sono dieci volte più sicuri di quelli extracomunitari dal punto di vista della contaminazione e del contenuto in residui chimici.
La necessità di valorizzare il Made in Italy agroalimentare non è legata soltanto a questioni economiche, di lotta alle truffe e alle frodi e di qualità enogastronomica (l’Italia è il Paese leader per numero di prodotti Dop, Igp e Stg), ma anche a ragioni di sicurezza alimentare. Gli ultimi dati diffusi dall’Efsa – l’Autorità europea per la sicurezza alimentare confermano un aspetto già noto da tempo: i prodotti alimentari italiani sono i meno contaminati da residui chimici. Precisamente: soltanto lo 0,6% dei prodotti agroalimentari Made in Italy contiene residui chimici oltre i limiti legali, mentre la percentuale di irregolarità sale all’1,4% guardando complessivamente ai prodotti di origine comunitaria, e sale addirittura al 5,7% per i prodotti extracomunitari. Dal punto di vista delle contaminazioni da residui chimici, dunque, i cibi italiani comportano meno della metà dei rischi rispetto alla media europea, e sono dieci volte più sicuri degli alimenti provenienti da Paesi extracomunitari.
La Coldiretti, da sempre in prima fila nella difesa del Made in Italy, ha commentato in questi termini i dati dell’Efsa: “questi dati sono il risultato dell’impegno degli agricoltori italiani per un’agricoltura da record a livello internazionale dal punto di vista della sicurezza alimentare e del rispetto ambientale. Il maggior numero di certificazioni alimentari a livello comunitario, la leadership nel numero di imprese che coltivano biologico, il primato nella creazione di valore aggiunto per ettaro e il primato della sostenibilità dal punto di vista ambientale per la ridotta emissione di gas ad effetto serra, sono alcuni dei primati conquistati nel tempo dal Made in Italy agroalimentare. Un risultato difeso dagli ottimi risultati dell’attività di contrasto alle frodi messa in atto dalla Magistratura e da tutte le forze dell’ordine, anche se occorre tenere alta la guardia e stringere le maglie troppo larghe della legislazione a partire dall’obbligo di indicare in etichetta la provenienza della materia prima impiegata in tutti gli alimenti. Lo dimostra il fatto che l’82 per cento degli italiani è disposto a spendere di più per avere la certezza dell’origine e provenienza italiana del prodotto alimentare che acquista e tra questi quasi la metà (40 per cento) è disposto a pagare dal 5 al 20% in più e il 12 % oltre il 20 %, secondo i risultati della consultazione pubblica on line sull’etichettatura dei prodotti agroalimentari condotta dal ministero delle Politiche Agricole (Mipaaf) che ha coinvolto 26.547 partecipanti”.
(Luigi Torriani)