È finito in Corea del Sud il blocco alle importazioni di Grana Padano e Parmigiano Reggiano, che durava da quasi un anno con gravi danni per il Made in Italy.
Nel contesto asiatico la Corea del Sud è un mercato di sbocco sempre più importante per l’Italia. Ad oggi le esportazioni di prodotti agroalimentari italiani in Corea del Sud hanno superato 124 milioni di euro annui, con una crescita del 30% tra il 2012 e il 2014 (dati Mipaaf). Ma all’inizio del 2014 era subentrato un problema per le due più importanti Dop italiane, il Parmigiano Reggiano e il Grana Padano, bloccate ufficialmente per ragioni di sicurezza alimentare. Verificata poi dalle autorità coreane la sicurezza microbiologica dei due prodotti (risultata equiparabile a quella del formaggio prodotto con il latte pastorizzato), Grana Padano e Parmigiano Reggiano sono stati riammessi ora sul mercato dal Ministry of food and drug security della Corea del Sud. I danni per le nostre esportazioni i Corea sono quantificabili, secondo il Mipaaf, in un -21% nei primi undici mesi del 2014 per il codice doganale che comprende anche il Grana e il Parmigiano.
Il Ministro Maurizio Martina – che abbiamo intervistato il mese scorso per Universofood – ha salutato positivamente la notizia e ha fatto il punto sul fronte dell’export e della tutela del Made in Italy in questi termini: “Parmigiano Reggiano e Grana Padano potranno finalmente tornare a essere venduti in Corea del Sud. Sono molto soddisfatto per la soluzione positiva di una controversia commerciale che danneggiava l’export di due delle nostre eccellenze più apprezzate nel mondo. Il lavoro condotto in coordinamento con i Ministeri dello Sviluppo economico, della Salute e degli Esteri ha portato a un giusto riconoscimento del lavoro delle nostre aziende e dei loro elevati standard produttivi e di controllo. Nel 2014 abbiamo applicato in oltre 140 casi la norma ex officio che ci consente di far rimuovere dal mercato europeo prodotti che violano le norme sulle indicazioni geografiche. Negli anni precedenti interventi di questo tipo erano meno di 10 all’anno. E’ così ad esempio che i nostri ispettori della repressione frodi, con la collaborazione delle autorità inglesi, hanno tolto dagli scaffali di Harrod’s un finto olio Igp toscano. Abbiamo, poi, insistito fortemente affinché nel mandato negoziale del Trattato di libero scambio con gli Stati Uniti l’Unione europea inserisse tra le priorità la tutela delle indicazioni geografiche alimentari. Continueremo a spingere perché è evidente la necessità di recuperare spazi di mercato ora occupati da falso made in Italy sugli scaffali statunitensi e internazionali. Proprio per questo abbiamo appoggiato negli anni il lavoro diplomatico di Bruxelles per concludere trattati bilaterali che prevedessero il riconoscimento e la tutela delle nostre denominazioni nei Paesi terzi. Recentemente siamo riusciti ad ottenere importanti risultati con l’accordo Ue-Canada, aprendo nuove possibilità per l’export agroalimentare italiano che già oggi vale 34 miliardi di euro. Per quanto riguarda l’Asia, è bene ricordare che con la Cina è in vigore dal 2012 il cosiddetto progetto pilota “10+10″ che prevede il reciproco riconoscimento di 10 indicazioni geografiche alimentari europee in Cina e di 10 cinesi nell’Ue. Nell’elenco di 10 figurano due prodotti italiani come il Grana Padano Dop e il Prosciutto di Parma Dop. Questo progetto si inserisce in un più ampio schema di collaborazione su questo fronte tra Ue e Cina, con un trattato bilaterale che è alle battute conclusive e che prevede un accordo di protezione per un numero complessivo di 100 denominazioni, tra le quali il Parmigiano Reggiano, l’Asiago, il Gorgonzola, la Mozzarella di bufala e il Pecorino romano. Si tratta di un lavoro diplomatico necessario che va in direzione diametralmente opposta a quello fatto dagli Stati Uniti sullo stesso mercato. Insisteremo con la Commissione e con il Parlamento europeo, oltre che in sede di Consiglio, affinché siano adeguatamente tutelati i nostri prodotti su tutti i mercati. Con lo stesso obiettivo abbiamo intenzione di aprire un grande dibattito sul tema delle indicazioni geografiche in occasione di Expo Milano 2015. Siamo già al lavoro poi per l’organizzazione del Forum sulla lotta alla contraffazione, che si svolgerà a Lodi nel marzo del 2015, e che vedrà riunite le autorità di controllo europee e internazionali per un confronto sugli strumenti di contrasto alle frodi”.
(Luigi Torriani)