Dopo il piano Campolibero, il governo Renzi introduce un’altra novità per l’agricoltura: con il decreto Terrevive viene messa in vendita una parte dei terreni agricoli dello Stato. Un provvedimento di cui in Italia si parla da anni, finalmente in dirittura d’arrivo. Ma è soltanto un primo passo perché per il momento parliamo di 5.550 ettari su un totale di 338.000 ettari di terreni pubblici ad uso agricolo che potrebbero essere messi in vendita.
Nel 2011 l’idea di vendere i terreni agricoli pubblici fu portata avanti con forza dalla Coldiretti e fu poi inserita nel maxiemendamento annesso alla legge di stabilità (ultimo atto del governo Berlusconi). Il maxiemendamento prevedeva che entro tre mesi dall’entrata in vigore della legge di stabilità, il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, con uno o più decreti da adottare d’intesa con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, avrebbe dovuto individuare i terreni di tipo agricolo, non utilizzabili per altre finalità istituzionali, di proprietà dello Stato o di proprietà degli enti pubblici nazionali, e avrebbe dovuto poi disporne la vendita, che sarebbe avvenuta concretamente a cura dell’Agenzia del Demanio.
La posta in gioco era ed è altissima: si parla di 338.000 ettari di terreni pubblici dalla cui vendita si potrebbero ricavare oltre 6 miliardi di euro e fino a 43.000 nuovi posto di lavoro. Di fatto quanto previsto dal maxiemendamento di fine 2011 non è stato però poi implementato e la vendita dei terreni agricoli dello Stato si è arenata. Ora il governo Renzi, con il cosiddetto Decreto Terrevive firmato dal Ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, ha individuato 5.500 ettari di terreni agricoli pubblici (che appartengono al Demanio per 2480 ettari, al Corpo forestale dello Stato per 2148 ettari, al Cra – Consiglio per la ricerca e sperimentazione in agricoltura per 882 etari) che sono stati messi in vendita o in locazione a partire da settembre 2014 con diritto di prelazione per i giovani agricoltori (under 40). Ai terreni alienati o locati non potrà essere attribuita una destinazione urbanistica diversa da quella agricola prima di 20 anni dalla trascrizione dei contratti nei pubblici registri immobiliari. Per la vendita di terreni che hanno un valore superiore ai 100.000 euro si procederà tramite asta pubblica. Al di sotto dei 100.000 euro si farà ricorso a procedure negoziate, con pubblicazione dell’elenco dei terreni sulla stampa e sul sito dell’Agenzia del Demanio e aggiudicazione alla migliore offerta rispetto alla base di partenza. Alla locazione è destinata una quota minima del 20 per cento del totale delle aree individuate più i lotti che rimarranno eventualmente invenduti, con una prelazione sempre per i giovani
Un piccolo passo avanti dunque (parliamo, come abbiamo detto, di 5.500 ettari su un totale di 338.000 ettari) ma pur sempre un passo avanti, che il ministro Martina ha spiegato in questi termini invitando a vedere nel decreto Terrevive soltanto un inizio in vista di un piano di vendita dei terreni pubblici più ampio: “è la prima volta in assoluto che terreni pubblici statali vengono coinvolti in un progetto di questa portata per incentivare il ricambio generazionale e l`imprenditorialità giovanile in campo agricolo. Nei prossimi mesi proseguiremo questo lavoro anche con le Regioni e i Comuni, che potranno dare nuova vita al loro patrimonio di terre agricole incolte. Vogliamo rendere di nuovo produttive tante terre, troppo spesso frazionate, che potranno contribuire al rilancio del settore. Il decreto Terrevive si inserisce nel piano che questo Governo sta portando avanti nell’agroalimentare e si coordina con le azioni di Campolibero, approvato la scorsa settimana al Senato, come i mutui a tasso zero per i giovani e soprattutto la detrazione del 19% per affitto di terreni da parte degli under 3″.
Questo il commento della responsabile di Giovani Impresa Coldiretti, Maria Letizia Gardoni: “è un’ottima notizia che i tanti giovani che vogliono investire in agricoltura attendevano ormai da diverso tempo e che Coldiretti ha fortemente voluto e sostenuto. L’accesso alla terra infatti è uno dei principali ostacoli alla voglia dei giovani di ritornare in campagna e questo decreto fa in modo di contribuire a rimuoverlo in una situazione in cui e in atto una vera svolta green con un aumento record del 12 per cento delle nuove iscrizioni agli istituti agrari per il prossimo anno. Attendiamo quindi per settembre la messa a disposizione dei terreni per aiutare i tanti giovani che ogni giorno ci contattano a poterne avere accesso ma ci auguriamo che la norma sia estesa anche alle terre di proprietà degli altri enti pubblici a partire dalle regioni”.
(Luigi Torriani)