Sarà messa in commercio dal 2015 la Coca Cola in capsula, da preparare direttamente a casa usando cialde analoghe a quelle del caffè. Lo stesso si potrà fare con Sprite e Fanta.
Da anni la Coca Cola è impegnata a fronteggiare polemiche e controversie, dagli spot ingannevoli e le pubblicità bloccate dall’Antitrust ai sospetti rischi cancerogeni alla presenza di tracce di alcool nella bevanda. È destinata a suscitare dibattiti anche l’ultima novità della multinazionale di Atlanta: il lancio della Coca Cola in capsula da preparare direttamente a casa come il caffè. Una proposta in linea con il nuovo trend dei prodotti alimentari di grande marchio fai da te, una moda che di recente ha avuto anche casi-limite come quelli dei cheese-kit e degli wine-kit.
Già oggi sono in vendita dispositivi per preparare bevande gassate, e la società leader di settore è l’israeliana Soda Stream, quella del celebre spot con Scarlett Johansson. Ora è la volta della Coca Cola, che con un investimento di 1,25 miliardi ha comprato il 10% di Green Mountain Coffee, colosso americano del caffè in capsule famoso per le macchine da caffè Keurig, già presenti nel 13% delle famiglie americane e nelle catene Starbucks e Dunkin Donuts. Coca Cola e Green Mountain Coffee hanno avviato una partnership della durata di almeno dieci anni per la produzione di Coca Cola, Coca Light, Coca Zero, Fanta e Sprite in capsule.
L’idea – ha spiegato l’amministratore delegato di Green Mountain Brian Kelly – è di “fare per le bevande fredde quello che abbiamo fatto per il caffè e il tè”, cioè di riuscire a diffondere nelle case di milioni di persone, nei posti di lavoro, negli uffici pubblici e in catene come Starbucks la Coca Cola, la Fanta e la Sprite in capsule. Se così fosse, saremmo di fronte a una rivoluzione, rispetto alla tradizionale distribuzione in bottiglie e lattine. Si vedrà. Le bibite in capsula di Coca Cola e Green Mountain saranno in commercio a partire dal 2015, e a poche ore dall’annuncio ufficiale il titolo in Borsa di Green Mountain è salito di oltre il 27%.
(Luigi Torriani)