In attesa dell’entrata in vigore della nuova Pac (Politica Agricola Comune), che regolamenterà il settore agricolo dei Paesi dell’Unione Europea per gli anni 2014-2020, la Ue fa i conti finali sulla vecchia Pac e presenta agli Stati un conto da 169 milioni di euro (14 per l’Italia) per uso improprio e scorretto dei fondi comunitari.
Uno dei punti più controversi nei dibattiti sulla nuova Pac è la questione dei tagli ai finanziamenti per l’agricoltura. Per il settore agricolo italiano si parla di circa 250 milioni annui in meno (-6-7%), un taglio apparso da subito come una mazzata e che è rimasto nella stesura finale della Pac nonostante i negoziati politici e la road map Coldiretti per cercare di arginare i tagli.
Ma come sono stati usati finora i soldi finanziati dalla Ue al settore agricolo di ogni Paese comunitario attraverso la Pac? Non tutti e non sempre correttamente. Secondo la Commissione europea i fondi Pac usati impropriamente dagli Stati membri arrivano a 180 milioni, 11 già recuperati, 169 ancora da rimborsare alla Ue. Che li tratterrà dal prossimo stanziamento di fondi (dunque i tagli, di fatto, per i Paesi trasgressori saranno ancora più alti di quelli stabiliti con l’accordo per la nuova Pac). Sono quindici gli Stati che hanno distribuito e usato parte dei finanziamenti in maniera nono corrretta: Belgio, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Italia, Lettonia, Lussemburgo, Polonia, Slovenia, Spagna, Regno Unito, Ungheria.
I Paesi più negligenti sono Regno Unito, Polonia, Italia e Danimarca. Il Regno Unito deve rimborsare (per il periodo 2008-2010) un totale di 59 milioni (40,4 milioni di euro per carenze nel sistema di identificazione delle parcelle agricole/sistema di informazione geografica Sipa-Sig, nei controlli in loco e nel calcolo delle sanzioni in Scozia; 18,6 milioni per inadempienze nell’assegnazione di diritti all’aiuto). La Polonia deve restituire alla Ue, per il biennio 2007-2008, 39,2 milioni di euro per carenze nei sistemi Sipa-Sig, nei controlli incrociati, nei pagamenti, nell’applicazione delle sanzioni, nei recuperi retroattivi e per ritardi nei controlli in loco. L’Italia ha un debito con la Ue di quasi 14 milioni (13.798) per carenze nei controlli amministrativi, contabili e fisici, e in particolare lacune nell’applicazione delle sanzioni nel regime di trasformazione degli agrumi in Sicilia (4,861 milioni) e in Calabria (8,937 milioni) e pagamenti tardivi nel regime delle scorte private di formaggi (0,976 milioni), negli anni 2005-2006 e 2006-2007. La Danimarca deve all’Unione Europea 11,5 milioni di euro per carenze nel Sipa-Sig e lacune nei controlli in loco.
(Luigi Torriani)