In occasione dell’assemblea di Giovani Impresa Coldiretti (martedì 21 maggio 2013, a Roma) sono stati diffusi i risultati della prima analisi di Coldiretti / Swg su “I giovani e la Crisi”. Un’indagine che da un lato mostra (conferma) una situazione drammatica in termini economici e occupazionali, dall’altro dà segnali di speranza legati soprattutto a un cambiamento di mentalità in corso dei giovani italiani, sempre più disposti a fare sacrifici in termini di mobilità e flessibilità nel lavoro, e sempre più tentati dai lavori agricoli, per troppi anni (ingiustamente) considerati alla stregua di attività disonorevoli o comunque di secondo piano.
Il primo aspetto che emerge dall’indagine di Coldiretti/Swg su “I giovani e la Crisi” è purtroppo noto a tutti, ed è la situazione sempre più preoccupante – per i giovani italiani – sul fronte delle opportunità lavorative e di guadagno, in un Paese che ad oggi ha un tasso di disoccupazione giovanile (fascia 19-25 anni) che si aggira attorno al 40% e un tasso di disoccupazione media intorno al 12%. I dati Coldiretti/Swg fotografano emblematicamente queto scenario: il 28% degli italiani tra i 35 e i 40 anni vive grazie ai soldi dei genitori, percentuale che sale al 43% nella fascia 25-34 anni e all’89% nei giovani di età compresa tra i 18 e i 24 anni; tra i giovani che hanno un lavoro, il 27% deve comunque ricorrere in parte al supporto economico dei famigliari; il 51% dei giovani in Italia vive con i genitori (solo il 13% lo fa per scelta, il 38% per necessità), percentuale che è all’89% nella fascia 18-24 anni, al 48% nella fascia 25-34 anni e al 26% nella fascia 35-40 anni ( ma nel caso dei lavoratori agricoli il 31% vive con i genitori per scelta, un aspetto legato ai forti legami famigliari e al carattere intergenerazionale di molte imprese agricole); il 61% dei giovani (percentuale che sale al 65% tra i disoccupati, ed è al 54% tra gli studenti) ritiene che avrà in futuro una situazione economica peggiore di quella dei genitori, il 17% uguale, il 14% migliore (il 9% non risponde); il 73% dei giovani pensa che l’Italia non possa offrire un futuro, e solo il 27% ha fiducia sulle possibilità di ripresa del nostro Paese (fiducia nel Made in Italy che però sale al 45% tra i giovani agricoltori).
Il secondo aspetto che emerge dall’indagine di Coldiretti/Swg su “I giovani e la Crisi” è invece un elemento di speranza sintetizzabile in questi termini: i giovani italiani sono sempre più intraprendenti e disposti al sacrificio, e tornano al lavoro agricolo e ad altri lavori per troppo tempo considerati degradanti. Un quadro che rende sempre più ingenerose le ben note provocazioni sui “bamboccioni” e sui “choosy“. Secondo i dati Coldiretti/Swg: oggi il 64% degli italiani under 30 è disposto a cambiare città per motivi di lavoro, e il 51% è disposto per lavoro a trasferirsi al di fuori dell’Italia (59% tra gli studenti, 53% tra i disoccupati, 47% tra gli occupati); il 32% dei giovani accetterebbe di fare lo spazzino per poter lavorare (il 49% tra i disoccupati, il 19% tra gli studenti), il 34% accetterebbe un posto da pony express (il 49% tra i disoccupati) e il 31% da operatore di call center (il 39% tra i disoccupati); il 43% dei giovani disoccupati (e il 35% degli studenti, il 7% di chi già ha un lavoro) accetterebbero, pur di lavorare, un compenso di 500 euro al mese a orario di lavoro pieno, e il 39% (il 35% degli studenti, il 23% di chi già lavora) è disposto ad aumentare gli orari di lavoro a parità di stipendio; il 77% dei giovani occupati pensa di cambiare lavoro, ma la percentuale scende al 34% nel caso dei giovani agricoltori (l’85% dei giovani agricoltori sono soddisfatti del proprio lavoro, e solo il 34% ha pensato di cambiare lavoro); il 38% dei giovani preferirebbe gestire un agriturismo anziché lavorare in una multinazionale (28%) o fare l’impiegato in banca (26%); al 42% degli italiani piacerebbe fare l’agricoltore se ce ne fosse la possibilità (se ci fosse un terreno disponibile); il 73% dei giovani italiani è disponibile a lavorare nella vendemmia e nella raccolta della frutta.
Le indicazioni sono chiare: nonostante alcune (gravi) criticità che permangono, è in atto un progressivo ritorno dei giovani italiani all’agricoltura, mentre crescono le assunzioni nel settore agricolo (in attesa di creare ulteriori posti di lavoro vendendo i terreni agricoli di proprietà dello Stato), diminuiscono per la prima volta gli immigrati nei campi (perché aumentano gli italiani), aumentano i laureati impiegati in agricoltura, e il lavoro agricolo è un lavoro sempre più creativo e innovativo (si vedano gli Oscar Green assegnati alle imprese agricole più innovative). Nel frattempo le iscrizioni agli istituti professionali agricoli salgono del 29% e del 13% le iscrizioni negli istituti tecnici di agraria.
Infine un dato: i giovani italiani sono sempre più disposti a fare sacrifici ma al tempo stesso esigono che la classe politica faccia la sua parte. Per l’87% dei giovani si dovrebbe fissare un limite di età massimo per lo svolgimento di incarichi parlamentari e nelle amministrazioni e aziende pubbliche, limite fissato dal 50% dei giovani italiani a 60 anni, e dal 26% addirittura a 55 anni. E il 73% dei giovani (il 78% delle donne, il 68% degli uomini) chiede che venga introdotto l’obbligo di una quota giovani per le assunzioni nelle aziende pubbliche e private.
(Luigi Torriani)