Negli anni, la birra è diventata una delle bevande più amate dagli italiani, ma attraverso quali canali viene maggiormente venduta? Le ultime rilevazioni di Simphony IRI offrono un quadro chiaro della situazione.
Dall’indagine risulta infatti che la moderna distribuzione tende ad aumentare il suo peso sul totale mercato, ma in termini di margini questo è un settore molto più sacrificato in considerazione dei prezzi più bassi e dall’eccessivo affollamento di marche sugli scaffali (80 referenze medie nei super+iper). Per gli altri canali (dettaglio tradizionale + horeca + catering) le prime indicazioni (provenienti dalle aziende) sono di segno negativo. Si attendono le valutazioni globali da parte di Assobirra, ma intanto è possibile indicare una ulteriore caduta dei volumi globali, che ripete la chiusura negativa avutasi nel 2009, in linea con l’andamento della quasi totalità degli altri mercati dell’Europa Occidentale. L’evoluzione climatica negativa ha sicuramente influenzato l’andamento dei consumi sul nostro mercato e la difficile situazione economica ha contribuito a frenare gli acquisti.
Analizzando il mix delle vendite, si conferma tuttavia un andamento positivo delle birre speciali e superpremium (in controtendenza rispetto al mercato generale), anche se questa categoria è minoritaria rispetto alle altre categorie di prodotti. In ogni caso la crescita delle birre speciali testimonia come il consumatore evoluto non sembra disposto a rinunciare alla qualità. Le birre standard e le birre premium restano le categorie più vendute (nell’assieme oltre i ¾ del totale), mentre il segmento delle birre leggere (analcoliche e light) continua ad essere del tutto marginale sul mercato italiano.
Il quadro competitivo resta concentrato: le aziende che fanno riferimento alle grandi multinazionali (Heineken, Peroni/SABMiller, Inbev, Carlsberg) nell’assieme controllano circa i due terzi del mercato. Seguono due altri gruppi produttivi nazionali: Forst/Menabrea e Castello/Pedavena. Subito dopo si collocano le filiali commerciali italiane di importanti gruppi birrai esteri come Bavaria, Ceres (Royal Unibreu), Warsteiner e Radeberger. A parte va poi considerato il fenomeno delle cd “birre artigianali” prodotte da oltre 350 tra micro birrifici e brewpub, che rappresentano una produzione molto variegata ed originale di specialità birrarie, ma con un volume complessivo di vendita di poco più dell’1% del totale consumi birrari nel nostro paese.
(Da www.beverfood.net)