Quale la PAC (politica agraria comunitaria) del futuro? Questo è uno dei principali temi che è stato affrontato al Forum di Confcooperative Lombardia che si è tenuto nei giorni scorsi a Milano.
Presenti all’incontro sulla Pac il presidente della Commissione agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo, Paolo De Castro, i presidenti di Confcooperative Lombardia e Brescia, Maurizio Ottolini e Roberto Marcelli, i responsabili di Fedagri Maurizio Gardini e Fabio Perini e l’assessore all’agricoltura Giulio De Capitani.
Significativo l’intervento di quest’ultimo che ha ricordato come “dalla Pac (Politica agricola comunitaria) del futuro ci aspettiamo che sia una Pac. Nel nostro Paese, infatti, non ci sono le risorse che servirebbero a sostenere con il bilancio nazionale l’entità degli aiuti pubblici che devono garantire il “modello agricolo europeo”.
Durante il Forum, De Capitani ha ricordato che «le imprese lombarde hanno utilizzato il 103% dei fondi Pac». Un quadro di “luci e ombre”, secondo l’analisi dell’assessore, quello della Politica agricola comunitaria.
«La Pac – ha detto – è semplicemente indispensabile. Per le imprese ha rappresentato in moltissimi casi il differenziale tra profitto e perdita secca; ai consumatori, destinatari dei beni e dei servizi prodotti dall’agricoltura, ha garantito stabilità delle produzioni e dei prezzi, qualità complessiva dei prodotti».
«Un quadro non privo di ombre: lo spopolamento delle aziende agricole di montagna e delle aree svantaggiate, che non si è arrestato, incrementando ulteriormente i problemi di assetto del territorio e di difesa del suolo; la complessità burocratica, vero e proprio gradino di accesso ai fondi comunitari, almeno per le aziende agricole che non possono permettersi costosi consulenti; l’asimmetrica ripartizione della catena del valore a vantaggio della grande distribuzione e della trasformazione, mentre la produzione agricola si ritrova spesso su prezzi unitari pari o inferiori a quelli di dieci anni fa. A Brescia, in Lombardia, non può essere taciuto il fatto che il prezzo del latte alla stalla è pari al 25% del costo di un litro di latte al consumatore».
«Dalla nuova Pac mi attendo – ha concluso De Capitani – che contenga strumenti per promuovere e favorire l’integrazione tra le imprese, la mutualità, la sinergia tra settori diversi della filiera. Una Pac più moderna, che comprenda e assorba anche i concetti di innovazione, di internazionalizzazione, di investimento sul capitale umano e sull’imprenditore agricolo.
Una Pac che valorizzi il territorio, il singolo territorio, le singole produzioni, che non sono solo espressione della professionalità dell’impresa agricola, ma rappresentano il Dna di una intera cultura, con eccellenze agroalimentari conosciute e apprezzate (ed ancora più spesso copiate) in tutto il mondo, fondamentali per garantire competitività a tutto il sistema agricolo».
(Da www.italiaatavola.net)