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La Cia dice no alla "caccia alle streghe". Tutelare la produzione italiana

I media evitino allarmismi al fine di proteggere la produzione agricola e l’industria alimentare italiana. Lo sostiene la Cia-Confederazione italiana agricoltori commentando l’ultimo caso di «mozzarella rosa» riscontrato nelle Marche.

 

Aggiungendo: «sulla mozzarella in Italia si sta creando, tra i consumatori, un pericoloso clima da caccia alle streghe. In Italia si produce della straordinaria mozzarella di latte vaccino come di bufala. Il prodotto in commercio è generalmente ottimo, sottoposto a rigidissimi controlli degli organismi preposti e vanto dell’agroalimentare nostrano nel mondo. Oggi la mozzarella rosa, ieri quella blu e domani forse quella fosforescente rappresentano solo casi isolati e infinitesimali rispetto al volume del prodotto in commercio. Tra l’altro, tutte le anomalie sono prontamente individuate e sottoposte a serie analisi. La ricaduta negativa, tutta a discapito dei produttori che operano nella qualità, di un discredito generalizzato sul prodotto mozzarella costa milioni di euro, in termini di mancata vendita».

 

E’ chiaro – sottolinea infine la Cia – che qualora si dimostrasse un comportamento, da parte di operatori senza scrupoli, di un attentato alla sicurezza alimentare dei consumatori, questi dovranno essere perseguiti dalla legge con veemenza. Resta il fatto – ricorda la Cia – che i «falsi allarmi» su produzioni alimentari italiane sono costati al settore già 15 miliardi di euro, dal 1990 ad oggi. La vicenda dell’«Aviaria», solo per citare un esempio, che non riscontrò un solo caso di contagio nel nostro Paese, costò, in poche settimane, posti di lavoro e condusse alla chiusura di svariate aziende di pollame.
Alcuni meccanismi mediatici e una informazione a volte troppo superficiale e sensazionalistica – conclude la Cia – sono capaci di scatenare psicosi collettive che spesso precedono la valutazione scientifica sull’effettiva pericolosità del fenomeno, di fatto, come è accaduto costantemente negli ultimi 25 anni nel nostro Paese.

Dunque si al diritto dei consumatori di essere informati, no al sensazionalismo a tutti i costi che danneggerebbe il sistema economico nazionale.

(Da www.diariodelweb.it)

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