Ha scatenato tante ironie e molte critiche la scelta di coprire le statue “nude” ai Musei Capitolini per non offendere il presidente iraniano Rouhani in visita a Roma. In realtà l’Iran è destinato nei prossimi anni a diventare un mercato di sbocco sempre più importante per il Made in Italy, e secondo le stime della Coldiretti nei prossimi tre anni l’export agroalimentare italiano in Iran potrebbe addirittura raddoppiare.
Lo storico accordo di Vienna (raggiunto nel luglio del 2015, ufficialmente operativo da gennaio 2016) mette la parola fine al programma nucleare iraniano e al tempo stesso – come controparte – alle sanzioni internazionali contro l’Iran (che erano state introdotte nel 2006). È questo dunque il momento dell’apertura dell’Iran e delle grandi opportunità economiche che ne conseguono e che i Paesi europei sono chiamati a cogliere.
Tra il 2006 e il 2015, a partire dunque dall’introduzione delle sanzioni internazionali contro l’Iran (2006), le esportazioni italiane verso il gigante mediorientale si sono dimezzate (complessivamente, dalla meccanica all’agroalimentare), mentre nel 2015 – anno che segna la fine delle sanzioni – sono cresciute del 6% rispetto al 2014, raggiungendo la cifra di 1,2 miliardi. E per i prossimi anni le cifre di cui si parla sono significative: secondo il vicepresidente di Confindustria con delega all’Internazionalizzazione Licia Mattioli l’obiettivo è raggiungere gli “8 miliardi di euro” di export annuo dall’Italia verso l’Iran.
Siamo di fronte dunque a una grandissima opportunità per le aziende italiane, da Eni a Finmeccanica a Ansaldo Energia a Fiat fino alle Pmi. E il settore agroalimentare non fa eccezione: secondo le stime della Coldiretti tra tre anni – alla fine del 2018 – l’export alimentare in Iran potrebbe essere doppio rispetto a quello attuale, superando i 40 milioni di euro. Con quali prodotti? Oggi l’80% dell’export agroalimentare in Iran è costituito da prodotti trasformati, e il 20% da prodotti agricoli. Il prodotto agroalimentare più venduto sul mercato iraniano è l’olio di oliva (che pesa sul totale dell’export per il 15%), seguito dai mangimi (13%), i semi di ortaggi (12%), altri oli vegetali (10%), dolci (6%), aceto (4%). La pasta per il momento non ha numeri promettenti (100.000 euro) ma in prospettiva può crescere molto. Al di là dei casi specifici e più in generale, secondo la Coldiretti “l’eliminazione delle sanzioni porterà a un miglioramento della congiuntura economica iraniana incidendo direttamente sui consumi alimentari, ed è facile prevedere per i prossimi anni una crescita delle vendite di beni alimentari d’importazione. Una aspettativa giustificata dal crescente appeal che gli stili occidentali suscitano nei consumatori iraniani (soprattutto tra la classe media e i giovani) e anche dalla prossima apertura di nuovi ipermercati di stampo occidentale sul territorio iraniano”.
Io sono iraniano e auguro piu scambio culturale e commerciale fra Iran e Italia.