Con la cerimonia ufficiale, che si è svolta il 21 febbraio nella sede Onu di New York, l’Organizzazione delle Nazioni Unite ha proclamato il 2013 Anno Internazionale della Quinoa. Un modo per valorizzare un prodotto alimentare che per le sue caratteristiche può e deve essere al centro di una rinnovata lotta contro la fame nel mondo.
L’obiettivo del riconoscimento è stato infatti sintetizzato dal Direttore Generale della Fao José Graziano da Silva proprio in questi termini: “oggi siamo qui per arruolare un nuovo alleato nella lotta contro la fame e l’insicurezza alimentare”. La centralità della quinoa nella lotta contro la fame nel mondo è legata a due elementi di fondo: le caratteristiche e le proprietà nutrizionali della pianta; il contesto geografico delle coltivazioni.
Caratteristiche e proprietà della quinoa.
La quinoa è l’unica pianta alimentare che possiede tutti gli otto amminoacidi essenziali (dunque è fondamentale nelle diete vegetariane e vegane), è ricca di minerali (fosforo, magnesio, zinco e ferro), ha un alto contenuto di proteine, micronutrienti e vitamine (C,E,B), non ha glutine (quindi può essere consumata anche dai celiaci), e non è eccessivamente calorica (apporto di 372 calorie ogni 100 grammi). Non a caso nel 1975 la Nasa la definisce come il prodotto “ideale” da inserire nell’alimentazione degli astronauti. La quinoa ha molti posssibili utilizzi in cucina (qui alcune ricette), per minestre, insalate, pane, dolci e anche bevande (la quinoa fermentata può essere utilizzata per la birra, o per la chica, bevanda tradizionale delle Ande), ed è impiegata anche come rimedio naturale contro dolori e ascessi, per la cura di problemi epatici o come calmante e analgesico dentale.Inoltre la quinoa ha una capacità straordinaria di adattarsi a più diversi climi e ambienti. È particolarmente resistente alla siccità, può crescere in terreni poveri e con alto tasso di salinità, e può essere coltivata dal livello del mare fino a un’altitudine di quattromila metri, con escursioni di temperatura dai -8 gradia ai +38 gradi. In alcuni Paesi africani (Kenya e Mali) la coltivazione di quinoa sta già mostrando alte rese, e secondo aluni studi preliminari della Fao la quinoa potrebbe essere coltivata anche sull’Himalaya, nelle pianure del nord dell’India, e nelle regioni più aride e più povere di Sahel e Yemen.
Contesto geografico delle coltivazioni di quinoa.
L’area tradizionale delle coltivazioni di quinoa è il Sudamerica: la Bolivia è il primo produttore (oltre il 46% della produzione mondiale), seguita da Perù, Equador e Cile (alcune coltivazioni sono presenti anche in Argentina e Colombia). La quinoa è una pianta andina che viene coltivata in quell’area da almeno 5.000 anni e che costituiva – insieme alle patate – l’alimento base delle popolazioni precolombiane delle Ande. Durante l’impero Inca, ogni anno, si svolgeva una apposita cerimonia in cui venivano piantati i primi semi di quinoa della stagione e i sacerdoti offrivano recipienti colmi di quinoa all’Inti, il dio Sole. Il primo spagnolo a far riferimento a questa pianta fu Pedro de Valdivia, che nel 1551, informando l’imperatore Carlos I del Cile, parla di “mais, patate e quinoa”. L’istituzione dell’Anno Internazionale della Quinoa, e quindi la valorizzazione commerciale su scala internazionale di questo prodotto, dovrebbe quindi servire anche a rilanciare l’economia delle aree più povere del Sudamerica migliorando le condizioni di vita delle popolazioni indigene. Ma al momento, purtroppo, si sta verificando esattamente il contrario. Da quando la quinoa è diventato un prodotto alimentare ampiamente esportato e apprezzato anche da grandi chef in tutto il mondo, i prezzi sono lievitati (il prezzo a tonnellata è triplicato tra il 2006 e il 2011, e c’è stato un ulteriore aumento dei prezzi del 7,29% negli ultimi otto mesi del 2012) portando paradossalmente a un calo dei consumi nelle popolazioni autoctone (che tendono a sostituire la quinoa con prodotti oggi più economici, come grano duro e riso). Secondo la responsabile del ministero boliviano dello Sviluppo Rurale, Nemesia Achacollo Tola, “oggi il consumo interno di quinoa arriva appena al 10% della produzione nazionale di questo alimento, mentre il 90% è destinato all’esportazione”. Ad arricchirsi con il commercio di quinoa sono soltanto i grandi proprietari, mentre – nonostante la Bolivia sia produttrice del 46% della quinoa mondiale – il 26% della popolazione boliviana (2,5 milioni di persone) presenta tuttora i sintomi della denutrizione cronica. Attualmente peraltro la quinoa viene coltivata anche negli Stati Uniti, in Canada, in Francia, in Belgio, nel Regno Unito, in Svezia, in Danimarca, in Italia, in India, in Kenya, in Cina e in Australia.
(Luigi Torriani)