Sovrasfruttamento dei mari: in occasione dell’ Earth Overshoot Day 2020 la Fao ha lanciato pubblicamente l’allarme sulla difficile situazione degli stock ittici in mari e oceani.
Misure ecologiche come il fermo pesca stanno certamente migliorando il quadro e mostrano che la sensibilità ecologica da parte dei cittadini e delle istituzioni politiche è in crescita. Ma la situazione – dal punto di vista del sovrasfruttamento dei mari e degli stock ittici – resta critica, come segnalato dalla Fao attraverso alcuni dati emblematici, e innanzitutto il dato riguardante i consumi di pesce e prodotti ittici: oggi a livello mondiale il consumo pro capite di pesce ammonta a 20,5 kg all’anno, mentre sessant’anni fa (nel 1961) il consumo pro capite si fermava a 9 chili di pesce all’anno. Si tratta evidentemente di un fenomeno positivo dal punto di vista dell’industria ittica e di tutti coloro che lavorano nel settore, ma è un fenomeno che pone anche seri problemi dal punto di vista dell’ecologia e della sostenibilità ambientale.
Ad oggi vengono prodotti nel mondo circa 178 milioni di tonnellate di pesce all’anno, e secondo le stime della Fao entro il 2030 ci sarà un ulteriore incremento del 15%, per una produzione ittica annua che toccherà i 204 milioni di tonnellate. E sempre nel 2030 il consumo pro capite di pesce dovrebbe salire, secondo la Fao, dagli attuali 20,5 kg fino a 21,5 kg, rendendo potenzialmente sempre più grave il problema del sovrasfruttamento dei mari, fenomeno che è passato dal 10% del 1974 al 34,2% di oggi (il che equivale a dire che oltre un terzo dei pesci dei nostri mari va già oggi incontro a problemi di sovrasfruttamento nella pesca), e determinando inevitabilmente un ulteriore aumento del ricorso all’acquacoltura e all’allevamento, che già oggi forniscono circa il 46% delle specie ittiche consumate.