Carne di animali selvatici ed esotici: dopo l’emergenza Coronavirus stanno scattando severi divieti in Cina, e la pandemia potrebbe portare a un cambiamento epocale su questo fronte.
A gennaio 2020 la Cina ha temporaneamente vietato la vendita di carni di animali selvatici, il 24 febbraio ha introdotto norme più severe per contrastare il commercio illegale di animali selvatici ed esotici, e secondo i grandi osservatori internazionali è imminente una nuova legge che renderà permanenti e definitivi i divieti. Si tratterebbe di una vera e propria rivoluzione, che costerebbe all’economia cinese – secondo le stime più “prudenti” – almeno 7 miliardi di dollari e un milione di posti di lavoro, e che potrebbe portare al divieto di vendita delle carni (ma non ci sono ancora certezze sull’elenco delle specie interessate) di animali come serpenti, tartarughe, coccodrilli, insetti, cani, gatti e pipistrelli (e potrebbe essere vietato anche il consumo di rane, animali in realtà allevati, consumati e apprezzati per le loro carni anche altrove, Italia compresa).
Una legge del 1988 (rivista nel 2016) proibisce già in Cina – per ragioni ecologiche – l’uccisione e la vendita di circa 1800 animali selvatici rari e in via di estinzione, e in base a questa legge – peraltro – era già vietata la vendita di carne di pangolino (secondo alcuni implicata nel diffondersi dell’epidemia da Coronavirus). Ora i divieti – per ragioni sanitarie e di sicurezza alimentare – potrebbero essere a breve estesi in forma permanente a molte altre specie. Nel frattempo, in alcune aree della Cina, questa “rivoluzione” alimentare e igienico-sanitaria è già realtà: nella città di Shenzhen è stato interdetto – con un nuovo regolamento municipale – il consumo di tutte le carni di animali, tranne le carni di maiale, pollo, manzo, coniglio, pesce, molluschi, agnello, asino, anatra, oca e piccione.