Si chiude dopo trent’anni l’epoca delle quote latte. Una chiusura con multa di oltre 30 milioni all’Italia, per aver sforato le quote nell’ultimo anno, il 2014/2015.
Il sistema delle quote latte viene introdotto in Europa nel 1984 con lo scopo di evitare il problema della sovrapproduzione e del conseguente crollo dei prezzi. A ogni Paese Ue – a partire dall’ 84 – viene assegnata ogni anno una quota massima di latte che può essere prodotto e venduto, e se la quota viene sforata l’Unione Europea sanziona il Paese che non ha rispettato le regole con una multa. Dopo trent’anni, a partire dal 31 marzo 2015, il sistema delle quote latte – da tempo considerato obsoleto – viene abolito, e termina dunque con le quote dell’anno 2014/2015.
Gli allevatori italiani – che fin dall’inizio hanno protestato contro il sistema delle quote, ritenendo la quota assegnata all’Italia troppo bassa – hanno fatto continui sforamenti negli anni tra il 1995 e il 2009, arrivando a multe che sono nel tempo lievitate fino ad arrivare a 2,2 miliardi di euro. Per riscuotere le multe inevase l’Unione Europea è intervenuta nel 2013 con una lettera e nel 2014 con un parere motivato inviati al governo italiano. Per “fortuna”, dopo l’accumulo di multe, negli anni 2010-2014 gli allevatori italiani hanno rispettato le quote, che sono però tornati a sforare nell’ultimo anno, il 2014/2015, con una multa dell’Unione Europea di 30,535 milioni di euro per via di un’eccedenza nella produzione di latte pari a 109.721 tonnellate. L’Italia ha tempo fino al 30 novembre per pagare la multa, e il governo italiano ha dato agli allevatori – in via eccezionale – tre anni di tempo senza tassi di interesse per rimborsare lo Stato.
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