Dal primo aprile 2015 è scattato l’obbligo di indicare in etichetta l’origine della carni di maiale, capra, pecora e volatili. Un passo in avanti importante sul tema delle trasparenze delle etichette; ma dalle nuove norme restano esclusi i salumi, e le carni di cavallo e coniglio.
Una sorta di “carta d’identità” per le carni di maiale, capra, pecora e volatili: è quanto prevede il Regolamento Ue 1337/2013, entrato ufficialmente in vigore il primo aprile del 2015. Precisamente: dal primo aprile 2015 è obbligatorio, nelle etichette delle carni di suino, ovino, caprino e volatili, indicare la provenienza del prodotto utilizzando la dicitura “Allevato in [nome dello Stato]” seguita dalla dicitura “Macellato in [nome dello Stato]”, oppure utilizzando soltanto la dicitura “Origine [nome dello Stato]” se l’animale è nato ed è stato allevato e macellato in un unico Stato.
Prosegue dunque un percorso verso la trasparenza delle etichette delle carni che è iniziato oltre dieci anni fa dopo lo scandalo della Mucca Pazza. Nel 2002 diventa obbligatorio indicare in etichetta la provenienza della carne bovina (e vengono introdotte ulteriori restrizioni, come il divieto di vendita della pajata, tolto soltanto a marzo 2015), e dal 2005 (dopo l’influenza aviaria) diventa obbligatoria l’etichetta di origine per il pollo. Nel frattempo vengono introdotte altre etichette di origine, dal 2003 per l’ortrofrutta, dal 2004 per le uova e il miele, dal 2008 per la passata di pomodoro, dal 2009 per l’olio di oliva (con ulteriori perfezionamenti legislativi nel caso dell’etichetta dell’olio). Ora – nel 2015 – il Parlamento europeo approva la richiesta di introdurre l’obbligo di indicare in etichetta l’origine della carne contenuta nei piatti pronti e nei prodotti alimentari trasformati ( lasagne, ravioli, tortellini, cannelloni, olive all’ascolana, polpette, ragù,…), e inoltre – come detto – dal primo aprile scatta l’obbligo di indicare l’origine delle carni di maiale, capra, pecora e volatili.
Restano però diversi fronti ancora aperti. In particolare – al momento – continua a non esserci alcuna etichetta di origine obbligatoria per i succhi di frutta, la pasta e i formaggi. Per quanto riguarda le carni, restano inspiegabilmente esclusi dai nuovi obblighi sull’etichetta di origine i salumi (nonostante il settore sia uno dei più colpiti dal fenomeno del falso Made in Italy), la carne di coniglio, e la carne di cavallo (nonostante i recenti scandali).
(Luigi Torriani)