In occasione della quattordicesima edizione del Forum dell’Agricoltura e dell’Alimentazione di Cernobbio, che si è tenuta il 17 e 18 ottobre 2014, sono stati diffusi i risultati di una ricerca Censis / Coldiretti sul tema “Crisi: spendo meno, mangio meglio”.
Questi, in sintesi, i risultati della ricerca Censis / Coldiretti presentata a Cernobbio dal Presidente del Censis Giuseppe De Rita e dal Presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo (sintesi basata sul testo diffuso dalla Coldiretti nel suo comunicato stampa), risultati che fotografano la situazione di un Paese che sembra tornato indietro di 50 anni, con le molte ombre ma anche alcuni luci che questo regresso comporta (meno sprechi, ritorno di ricette povere della tradizione, solidarietà e forte coesione tra i membri dei nuclei famigliari, ritorno dei giovani all’agricoltura e alla ristorazione, riscoperta del piacere di cucinare e di preparare in casa cibi genuini, nuove forme di convivialità gastronomica low cost):
IN ITALIA CI SONO 11 MLN DI PERSONE SENZA CIBO ADEGUATO (+130%) E 4 MILIONI DI POVERI [per approfondimenti vedi anche questo recente articolo di Universofood]
Gli italiani che non riescono neanche a portare in tavola i cibi necessari per garantirsi una buona salute sono più che raddoppiati (+130 per cento) dall’inizio della crisi (2008), e oggi si contano circa 11 milioni di persone che non possono permettersi un pasto proteico adeguato almeno ogni due giorni. L’aspetto più drammatico di questa situazione sono i 4.068.250 di poveri che nel 2013 in Italia sono stati addirittura costretti a chiedere aiuto per mangiare, e tra questi ben 428.587 bambini con meno di 5 anni di età e 578.583 over 65 anni. Tra i poveri, 303.485 persone hanno beneficiato dei servizi mensa, mentre 3.764.765 persone hanno avuto assistenza attraverso i pacchi alimentari, che rispondono maggiormente alle aspettative dei nuovi poveri (pensionati, disoccupati, famiglie con bambini), i quali per vergogna prediligono questa forma di aiuto piuttosto che il consumo di pasti gratuiti in mensa. E il fondo non è stato ancora toccato, dato che gli acquisti alimentari nel 2014 sono ulteriormente scesi dell’uno per cento rispetto all’anno precedente.
6 ITALIANI SU 10 TAGLIANO LA SPESA ALIMENTARE E TORNA LA CUCINA POVERA
Sei italiani su dieci hanno ridotto gli acquisti alimentari, per un totale di 15,4 milioni di famiglie costrette a tirare ulteriormente la cinghia negli ultimi due anni. Nel dettaglio: oltre 12,3 milioni di famiglie italiane di fronte alla crisi hanno deciso di ridimensionare gli sprechi nei propri consumi alimentari (48,1 per cento) mentre 3,1 milioni hanno dovuto tagliare i consumi essenziali (12,3 per cento). Si spiega così anche il ritorno della “cucina povera” che utilizza gli avanzi, tagli minori, pesci poveri o addirittura gli scarti per risparmiare, ma anche trucchi naturali per stare meglio con il ritorno delle diete naturali. Un patrimonio di trucchi e segreti che consentono non solo di risparmiare ma anche di offrire un elemento distintivo che valorizza lo stare assieme a tavola. La messa in campo di comportamenti virtuosi come la riduzione degli sprechi e il recupero degli avanzi sono gli unici aspetti positivi della crisi che fanno prepotentemente ritornare in tavola molti piatti della cucina povera. Bucce di patate fritte, zuppa di teste di pesce che altrimenti finirebbero nel bidone della spazzatura, polpette con la carne macinata avanzata, frittate di pasta cucinata il giorno prima, pizze ripiene con la verdura non consumata e panzanella con pane raffermo sono solo alcune delle ricette che non sono solo una ottima soluzione per non gettare gli avanzi, ma aiutano anche a non far sparire tradizioni culinarie del passato.
IL 61,8% DELLE FAMIGLIE ITALIANE RITORNANO INSIEME A TAVOLA
Si stimano in 10,6 milioni le famiglie italiane che ogni giorno della settimana fanno almeno un pasto insieme a colazione, a pranzo o a cena. In altre parole: il 61,8 per cento dei nuclei familiari riesce ad avere un momento quotidiano di incontro intorno alla tavola. Le difficoltà economiche e sociali fanno stringere i ranghi all’interno della famiglia che si rafforza, non solo come soggetto di welfare che opera come fornitore di servizi e tutele per i membri che ne hanno bisogno, ma anche come supporto psicologico per affrontare nuove ansie e preoccupazioni. Dalla coabitazione si arriva al pasto in comune, per condividere e contenere e le spese, ma anche per trovare momenti di convivialità di fronte alle crisi relazionali, oltre alla necessità di risparmiare. Circa 2,5 milioni di famiglie italiane (il 14,3 per cento) fanno insieme tutti e tre i pasti per tutti e sette i giorni della settimana, identificando nella tavola, dalla colazione al pranzo alla cena, un quotidiano momento unificante per tutti i suoi membri. La cena si classifica come il momento più unificante, con 8,8 milioni di famiglie che cenano insieme tutti i giorni della settimana, 5,2 milioni pranzano insieme tutti e sette i giorni e 4,6 milioni di famiglie fanno tutti e sette i giorni colazione alla presenza di tutti i membri. Lo stare assieme in famiglia raggiunge l’apice nel week-end con 8,1 milioni di famiglie che anno colazione insieme il sabato e la domenica, 12,8 milioni che pranzano entrambi i giorni insieme e 11,4 milioni che fanno la cena sempre tutti insieme. Spesso considerata superata, la struttura della famiglia italiana si sta dimostrando, nei fatti, fondamentale per tamponare gli effetti della crisi.
1 ITALIANO SU 3 FA SCORTE DI CIBO COME IN GUERRA
Quasi un italiano su tre accumula in casa riserve alimentari come non avveniva dai tempi di guerra, per un totale di 8,3 milioni di famiglie che fanno regolarmente scorta di prodotti in offerta con le promozioni, ai quali si aggiungono 14,3 milioni che lo fanno di tanto in tanto. Un comportamento che non sembra essere scalfito dal rischio di deperibilità dei prodotti perché più di otto italiani su dieci (81 per cento) non buttano il cibo scaduto, con una percentuale che è aumentata del 18 per cento dall’inizio del 2014. Il ritorno al passato si avverte anche nelle strategie di risparmio, con la metà degli italiani (49,8 per cento) che dichiara di fare sempre la lista scritta della spesa, ai quali si aggiunge un 34,5 per cento che la fa solo qualche volta per non essere travolto dagli acquisti di impulso. In questa direzione tra i comportamenti di reazione alla crisi ci sono forme di sapiente sobrietà nell’utilizzo dei cibi acquistati e cucinati come, ad esempio, l’utilizzo di cibi avanzati preparati per precedenti pasti praticato da 22,8 milioni di famiglie, di cui 9,9 milioni lo fa regolarmente. Cresce il food sul web, con 8,1 milioni di italiani, di cui quasi 2,4 milioni tra i 18-34enni, che dichiara di acquistare cibo su siti internet dove è più facile fare il confronto dei prezzi.
10 MLN DI GIOVANI UNDER 35 AI FORNELLI
Sono 10 milioni i giovani tra i 18 ed i 34 anni che cucinano e lo fanno con piacere e per passione (38,6 per cento), per gratificarsi (24,5 per cento) o rilassarsi (24,4 per cento). Non è un caso che l’alberghiero ha raggiunto ben il 9,3 per cento del totale delle iscrizioni al primo anno delle scuole secondarie e si posiziona al secondo posto, dopo lo scientifico, fra i più richiesti in Italia. La dimensione di genere continua ad essere molto importante: cucinare nel quotidiano resta ancora oggi – nel complesso della popolazione italiana – incombenza tipicamente femminile poiché cucinano sempre quasi 20 milioni di donne (77,1 per cento) di contro a 3,2 milioni di maschi (13,8 per cento). Ma il 38,8 per cento dei maschi oggi cucina spesso, e il dato è in continua crescita. Il boom dei giovani che si mettono ai fornelli conferma il trend che vede oggi in Italia quasi uno studente su quattro scommettere su una prospettiva di lavoro futuro nell’agricoltura e nel cibo.
IN 13,8 MLN AL LAVORO CON GAVETTA (+15%)
Il “fatto in casa” oggi è diventato un cult, dalla pasta al sugo allo yogurt al pane. Ben 13,8 milioni di italiani lavoratori si portano al lavoro cibo preparato in casa e di questi sono oltre 5,6 milioni quelli che dichiarano di farlo regolarmente, con un aumento record del 15 per cento nell’ultimo triennio. Un lavoratore su quattro si porta dunque la “gavetta” o la “schiscetta” in ufficio o in fabbrica. Si è di fronte ad una specie di ritorno al passato rispetto alle prime fasi dell’industrializzazione e urbanizzazione del Paese. Per gli italiani che dalle campagne e dai piccoli comuni affluivano nelle grandi città lasciare le tradizionali abitudini culinarie come quella di farsi una serie di prodotti in casa e comperarli presso i negozi di alimentari o i primi supermercati era una straordinaria e simbolica conquista del nuovo benessere. Ma oggi, per risparmiare di fronte alla crisi ma anche riscoprendo la genuinità come valore dopo le ondate di mucca pazza e alti scandali alimentari, il fatto in casa agli occhi degli italiani torna a valere di più del prodotto acquistato. Dolci (oltre 32 milioni), pizza (quasi 30 milioni) e pasta (27 milioni) sono i cibi a cui gli italiani dedicano più spesso una preparazione casalinga, seguiti da conserve, salse di pomodoro (16,7 milioni), pane e marmellate (16 milioni) e yogurt (5,6 milioni). A questo proposito 42 milioni di italiani (88,4 per cento) dichiarano di leggere e utilizzare ricettari; 37,1 milioni di italiani (74,9 per cento) seguono programmi Tv di cucina.
APERICENA PER 3 GIOVANI SU 4
Quasi tre giovani under 35 anni su quattro (71 per cento) soprattutto nel fine settimana partecipano al rito dell’apericena, ovvero il mixage tra il rito dell’aperitivo e un pasto propriamente detto, di solito la cena. C’è una crescente relazionalità intorno al cibo che ha fatto nascere ed affermare in pochissimo tempo un momento di aggregazione con connotati innovativi che, sotto la spinta della crisi, interessa ora complessivamente 7,9 milioni di giovani e tra questi ben 1,5 milioni regolarmente. Oggi a fare l’aperitivo mangiando stuzzichini, la cosiddetta apericena, sono 25,7 milioni di italiani (il 51,8 per cento) di cui 3,6 milioni regolarmente (7,4 per cento) e 22 milioni di tanto in tanto (44,4 per cento).
(Luigi Torriani)