La Commissione Europea ha aperto una procedura d’infrazione contro il governo britannico per l’introduzione del famigerato e contestatissimo sistema di etichettatura a semaforo.
Qui su Universofood abbiamo già parlato della questione delle etichette alimentari a semaforo. L’etichetta a semaforo – introdotta dal governo britannico nel 2013 – classifica ogni alimento come più o meno salutare semplicemente in base al contenuto di grassi, sale, zucchero, calorie per 100 grammi di prodotto. Per esempio, nel caso dei grassi: se la materia grassa è superiore 17,5 grammi il cibo in questione non è “salutare” e l’etichetta deve riportare un semaforo rosso; se la materia grassa è compresa tra 17,5 grammi e 3 grammi c’è il semaforo giallo-arancione (alimento non particolarmente “salutare”, ma nemmeno troppo “dannoso”); se la materia grassa è inferiore ai 3 grammi scatta il semaforo verde (alimento “salutare”).
Il governo britannico, dopo aver raccomandato l’utilizzo dell’etichettatura a semaforo nel Regno Unito, ha espresso la volontà di estendere il sistema a tutti i Paesi europei entro il 2016. Ma le etichette a semaforo sono state da subito sommerse di critiche. In particolare hanno espresso contrarietà a questo sistema di etichettatura i governi di Italia, Grecia, Francia, Cipro, Lettonia, Lussemburgo, Portogallo, Romania, Slovenia, Slovacchia, Spagna, Croazia, Ungheria, Irlanda, Bulgaria, Repubblica Ceca e Belgio. Il problema dell’etichettatura a semaforo – come è stato sottolineato fin da subito – è che l’attenzione del consumatore viene focalizzata non sugli stili di vita e sui prodotti alimentari di qualità, ma semplicemente e in maniera riduttiva e fuorviante sul contenuto di grassi e sul valore nutritivo degli alimenti. Per cui può scattare il semaforo rosso per alimenti di qualità ma con un certo contenuto di grassi (formaggi come il Parmigiano e il Grana, salumi come il Prosciutto di Parma e il San Daniele, oli extravergine di oliva) mentre scatta il semaforo verde per alimenti tutt’altro che salutari ma poveri di grassi (ricchi però, magari, di conservanti, edulcoranti e aromatizzanti industriali).
L’Unione Europea ha aperto ora – a ottobre 2014 – una procedura d’infrazione contro il governo britannico per il sistema dell’etichettatura a semaforo. Il problema segnalato dalla Commissione Ue è l’equazione tra cibo “non salutare” o “malsano” e contenuto di grassi, sale e zuccheri. Semmai – sottolinea l’Unione Europea – si dovrebbe suggerire per gli alimenti in questione un “consumo moderato”, evitando di andare oltre nelle raccomandazioni. Di certo appare grottesco mettere in un’unica classifica una merendina confezionata in versione light e il Parmigiano reggiano o dei salumi Dop, fissando poi questi ultimi al di sotto rispetto a prodotti di bassa qualità. Il governo di Londra ha ora due mesi per rispondere ai rilievi avanzati dalla Commissione Europea.
Nel frattempo in Italia la decisione Ue viene salutata positivamente perché mette un freno a un sistema – quella dell’etichettatura a semaforo – che è fortemente dannoso per l’export alimentare Made in Italy nel Regno Unito (un export che nel 2013 è cresciuto del 6%, raggiungendo i 2,8 miliardi). Questo il commento della Copagri: “la decisione della Commissione europea di aprire una procedura d’infrazione contro la Gran Bretagna per la nota etichetta a semaforo è da accogliere positivamente. Tale sistema, infatti, rappresenta un vero e proprio paradosso rispetto a produzioni riconosciute a livello mondiale come sicure e di qualità e in buona parte italiane, poiché basandosi sul contenuto di grassi, sale e zuccheri per classificare i prodotti, senza considerare i quantitativi consigliati nei pasti, va a ‘colpire’ diverse produzioni Dop e Igp. Non è accettabile che il consumatore sia ‘deviato’ nelle sue scelte difronte ai nostri formaggi e salumi, solo per fare un esempio, mentre magari talune bevande definite ‘light’ siano promosse come prodotto esemplare per la salute. Parmigiano o Grana, i diversi prosciutti che rappresentano eccellenze del made in Italy sarebbero penalizzati sui mercati solo a causa di un’evidente ‘sfida’ tutta incentrata su obiettivi commerciali, che non tengono in minima considerazione gli interessi dei cittadini del Regno Unito come di tutta l’Unione Europea. L’etichettatura basata sul metodo inglese sarebbe, dunque, un grave danno per chi consuma e per larga parte della produzione di qualità e dei prodotti alla base della dieta mediterranea, che pur essendo stata riconosciuta patrimonio immateriale dell’umanità dall’Unesco, con il metodo a semaforo è di fatto bocciata con diverse produzioni ritenute nocive per la salute”.
(Luigi Torriani)