I prezzi agricoli alla produzione (o all’origine), ovvero i prezzi pagati alle imprese agricole da grossisti e distributori, sono in caduta libera: il calo medio è del 5% rispetto allo scorso anno, con punte del -20%.
Quello dei prezzi all’origine troppo bassi non è un problema nuovo per l’agricoltura italiana: è un fenomeno cronico di cui parlavamo già anni fa qui su Universofood e che c’era anche quando i prezzi al consumo (i prezzi di vendita al pubblico dei prodotti agricoli in negozi e supermercati) erano tra i più alti d’Europa (nel 2012 gli alimentari in Italia costavano il 6% in più della media Ue). Ora che l’Italia, per la prima volta dal 1959, è entrata in deflazione (ovvero sono scesi i prezzi al consumo, perché sono crollati i consumi), il problema dei prezzi agricoli alla produzione troppo bassi si sta ovviamente aggravando. Il problema è particolarmente grave per la frutta: i prezzi all’origine della frutta hanno avuto crolli fino al 40% nell’estate 2014, e c’è stato un accordo tra Italia, Francia e Spagna per chiedere all’Unione Europea un intervento con misure eccezionali in difesa del settore ortofrutticolo (misure che poi – in parte – sono arrivate, a seguito dell’ulteriore problema dell’embargo russo).
Ora le elaborazioni Coldiretti su dati Ismea e Istat relativi ad agosto e a settembre segnalano un calo medio dei prezzi agricoli alla produzione del 5% rispetto allo scorso anno, con situazioni particolarmente drammatiche per la frutta (che ha avuto un ulteriore crollo, con un -17% medio, e con punte – come detto – del -40%, nel caso delle nettarine), per il vino (-18%), e per i semi oleosi (-22,5%). Scendono anche le quotazioni del bestiame vivo, nell’allevamento, con un -6,8%.
(Luigi Torriani)