I dati Fipe sul turismo in Italia nell’estate 2014 segnalano un calo complessivo delle presenze dell’1,4%, con una sostanziale tenuta e anzi un lieve incremento delle presenze di turisti stranieri, non in grado tuttavia – neanche lontanamente – di compensare il crollo del turismo interno.
Le prime stime di Federalberghi diffuse ad agosto, stime che segnalavano per il turismo dell’estate 2014 dati analoghi a quelli dell’estate 2013 (nonostante un andamento climatico tra i peggiori dell’ultimo secolo), si stanno rivelando decisamente troppo ottimistiche. I dati diffusi a settembre dalla Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) parlano di un calo complessivo delle presenze turistiche in Italia dell’1,4%. I turisti stranieri crescono (rispetto all’estate 2013) dello 0,3% per un aumento del giro d’affari di 170 milioni di euro; ma le presenze interne (gli italiani che vanno in vacanza in Italia) scendono del 2,1%, con una contrazione del giro d’affari delle strutture turistiche e ricettive di oltre 1,152 miliardi; il saldo è dunque negativo per circa 982 milioni.
In sintesi: il settore turistico in Italia nell’estate 2014 ha perso, rispetto all’estate del 2013, quasi un miliardo. Certamente in questo calo ha pesato il maltempo, ma attenzione: dal 2008 ad oggi la percentuale di italiani che sono andati in vacanza nel periodo estivo è scesa dal 48,2% al 38,2% sul totale della popolazione (dai 29 milioni di italiani che sono andati in vacanza nell’estate del 2008 ai 23 milioni di italiani che sono andati in vacanza nell’estate del 2014: 6 milioni in meno in sei anni). E per il settore turistico italiano il trimestre luglio-agosto-settembre significa il 60% delle presenze annue, per un giro d’affari di 39 miliardi (25 legati ai consumi dei turisti italiani, 13 dei turisti stranieri).
Entrando nel dettaglio dei dati Fipe sull’andamento del turismo in Italia nell’estate 2014 scopriamo che: le strutture turistiche delle località di mare perdono complessivamente (rispetto all’estate 2013) 809 milioni di euro, un vetro e proprio crollo; analogamente nelle località di montagna c’è un passivo pesante (meno 14 milioni), così come nelle località di lago (meno 25 milioni), nelle località termali (meno 3 milioni), e nelle località collinari e di campagna (località di “interesse vario”), con tre milioni in meno nel giro d’affari legato al turismo. Tengono – e anzi crescono lievemente (+169.000 euro rispetto all’estate del 2013) soltanto le città d’arte (“città di interesse storico e artistico”), il cui turismo risente meno del maltempo e ha una percentuale maggiore di presenze straniere.
Questo il commento del Presidente della Fipe Lino Stoppani: “la spending review delle famiglie ha impattato pesantemente sul turismo estivo, peraltro già compromesso da condizioni climatiche inusuali per la stagione e da previsioni approssimative che in diverse circostanze hanno finito per scoraggiare persino chi era intenzionato a mettersi in viaggio. Per le imprese i bilanci si chiudono con il segno meno e per questo chiederemo all’Agenzia delle Entrate di tenerne conto nella revisione degli studi di settore in particolare per quei contribuenti, come gli stabilimenti balneari, che sulla stagione estiva basano in via esclusiva la propria attività”.
(Luigi Torriani)