L’Italia consolida la sua leadership nel settore della coltivazione del tabacco con un nuovo accordo tra la Coldiretti e la Philip Morris per i raccolti 2014 e 2015.
L’Italia è il primo produttore europeo di tabacco, con una produzione che nel 2013 è stata pari a 51,4 milioni di chilogrammi, concentrata prevalentemente in quattro regioni: la Campania con il 35% dell’intera produzione nazionale, l’Umbria con il 29%, il Veneto con il 25%, e la Toscana con il 7% (ci sono poi coltivazioni di tabacco anche in Lazio, Abruzzo, Marche e Friuli Venezia Giulia). Nel complesso le sole fasi della coltivazioni e prima trasformazione del tabacco danno lavoro in Italia a 50.000 persone (dati Coldiretti).
Un nuovo accordo sottoscritto dal presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo e dal Presidente di Philip Morris Italia Eugenio Sidoli impegna la Philip Morris ad acquistare tabacco greggio delle varietà Burley e FCV Bright (le principali varietà di tabacco coltivate in Italia) per i raccolti 2014 e 2015 per un quantitativo totale di 21 milioni di chilogrammi di tabacco annui. In sostanza la Philip Morris acquisterà sia nel 2014 sia nel 2015 il 40% circa dell’intera produzione annua di tabacco in Italia.
Spiega la Coldiretti in un comunicato stampa: “L’accordo con Philip Morris intende proseguire quell’incisiva razionalizzazione e integrazione verticale tra produzione e manifattura che, accorciando la filiera, elimina inutili intermediazioni per garantire maggior reddito ai produttori e maggiore trasparenza ed efficienza. E’ prevista l’adozione di specifici programmi per la divulgazione e il monitoraggio delle buone pratiche agricole (Good Agricolture Practices) e delle condizioni di lavoro dei lavoratori (Agricolture Labor Practices), volti a garantire la sostenibilità ambientale della produzione e la responsabilità sociale dei produttori che parteciperanno al contratto di fornitura. Saranno inoltre sviluppate attività collaterali per promuovere iniziative a tutela del consumatore e della legalità e contro il contrabbando e la contraffazione, per la ricerca agronomica, la tutela dell’ambiente e la riduzione dei costi di produzione e nel settore socio-occupazionale per una più consapevole gestione dei rischi delle attività di coltivazione e raccolta”.
(Luigi Torriani)