Mentre l’export continua a crescere, i consumi interni crollano. Secondo i dati Istat sono oltre 15 i miliardi persi nella spesa alimentare dall’inizio della Crisi ad oggi.
Tempo fa avevamo parlato qui su Universofood di una “Classifica dei tagli delle famiglie italiane” (dati Coldiretti / Swg) dalla quale risultava che la spesa alimentare – dopo le spese per i figli – è la voce di spesa meno tagliata dalle famiglie italiane. Ma anche il settore alimentare ha accusato pesantemente le conseguenze della Crisi (il che peraltro è intuitivo perché si può evitare di comprare un vestito nuovo, ma non si può evitare di mangiare e bere). Tra il 2007 e l’inizio del 2012 le famiglie italiane hanno diminuito il budget destinato alla spesa alimentare di 11 miliardi di euro, al netto della dinamica dei prezzi. E se il confronto viene fatto tra il 2007 e la fine del 2013 si scopre che i consumi degli italiani per alimentari e bevande sono scesi di 15,2 miliardi, toccando il fondo nel 2013, con un ulteriore -3,1% rispetto al 2012. Nel 2013 gli italiani hanno speso in prodotti alimentari 114,3 miliardi, nel 2007 ne avevano spesi 129,5. Tradotto in percentuale significa che la spesa alimentare in Italia, dall’inizio della Crisi ad oggi, è scesa in valore del 12%. Mentre il numero dei poveri (coloro che sono costretti a chiedere aiuto per mangiare) è salito nel 2013 a quasi 4,1 milioni.
L’andamento negativo della spesa alimentare è legato non solo a una riduzione delle quantità acquistate e degli sprechi (il calo degli sprechi alimentari è uno dei pochi lati positivi della Crisi) ma anche a una tendenza agli acquisti low cost e di bassa qualità (le vendite nei discount nel 2013 sono cresciute, in controtendenza, dell’1,6%, mentre hanno perso anche i tradizionali supermercati). Un fenomeno – questo – che pone seri problemi di sicurezza alimentare e che ha portato a un aumento del 14% – nell’ultimo anno – delle notifiche su cibi e bevande potenzialmente dannosi per la salute.
(Luigi Torriani)