Lo Stato italiano ha un debito pubblico di oltre 2.000 miliardi e dei debiti verso le imprese per oltre 90 miliardi. Ma vanta anche dei crediti. Semplicemente non li riscuote. Si parla di 545 miliardi di euro non riscossi da Equitalia. E sulle quote latte ci sono 1,42 miliardi di euro in gran parte non ancora riscossi.
Il sistema delle quote latte, introdotto in Europa nel 1984, e in via di smantellamento (dovrebbe essere eliminato nel 2015) assegna ai produttori di latte di ogni Stato europeo un quantitativo massimo di produzione nazionale di latte, con lo scopo di contrastare il problema della sovrapproduzione cronica di latte. Se uno Stato supera la propria quota massima in ogni dato periodo considerato, i produttori di latte devono pagare una multa (un prelievo per ogni chilogrammo di eccedenza).
Negli ultimi tre anni (biennio 2010-2011 e campagna 2012-2013) la produzione italiana di latte è rimasta nei limiti assegnati dalla Ue all’Italia (anche se il rispetto delle quote è dovuto alla forte contrazione registrata in Friuli e nelle regioni del Sud, mentre in Lombardia – regione che pesa per oltre il 40% nella produzione nazionale di latte, con 4.482.964 tonnellate annue su un totale di 10.831.000 – la produzione è scesa ma è ancora oltre i limiti). Ma in precedenza il limite veniva spesso sforato, anche grazie alla continua difesa politica dei produttori di latte fuorilegge da parte della Lega Nord (una difesa – secondo alcuni – legata non solo a motivi politici…). L’Italia non ha ancora recuperato la gran parte delle multe (i prelievi) dovute per gli anni 1995-2009, per un totale di almeno 1,42 miliardi di euro, ma nel frattempo la Ue continuava a incassare dallo Stato italiano i soldi delle multe (secondo la Corte dei Conti i truffatori delle quote latte ci sono costati addirittura, nel complesso, 4,5 miliardi di euro). In Italia ci sono circa 2.000 produttori di latte che devono ancora pagare per il mancato rispetto delle quote latte, e lo Stato italiano non sta facendo nulla per recuperare questi crediti.
Da qui l’intervento della Ue, che attraverso la Commissione europea ha inviato al governo italiano una lettera in cui esorta, a “recuperare ai produttori di latte, che tra il 1995 e il 2009 hanno superato le quote loro assegnate, multe per un totale stimato in almeno 1,42 miliardi di euro, in gran parte ancora non riscossi“. La Ue concede all’Italia un termine di due mesi entro il quale presentare eventuali osservazioni, poi esaminerà le osservazioni e potrà chiedere allo Stato italiano, tramite “parere motivato”, di adottare le misure necessarie per conformarsi al regime delle quote entro un determinato intervallo di tempo. Nel comunicato della Commissione europea si legge anche: “oggi la Commissione europea ha esortato l’Italia a porre rimedio alle carenze nelle azioni di recupero dei prelievi sulle eccedenze dovuti dai produttori lattiero-caseari che hanno superato le quote individuali negli anni in cui il paese ha superato le quote latte nazionali. Le autorità italiane, nonostante le ripetute richieste della Commissione, non hanno ancora adottato le opportune misure per recuperare i prelievi dovuti tra il 1995 e il 2009, che si stima corrispondano a un importo complessivo di almeno 1,42 miliardi di euro e che sono in gran parte ancora non riscossi. La Commissione ha sottolineato la necessità di rimborsare tale somma al bilancio dello Stato, per evitare che le conseguenze ricadano sui contribuenti italiani. Il mancato recupero di questi prelievi vanifica le azioni intraprese a livello europeo per stabilizzare il mercato dei prodotti lattiero-caseari, oltre a creare distorsioni della concorrenza con altri produttori europei e italiani che hanno rispettato le quote di produzione o pagato i prelievi sulle eccedenze in caso di superamento dei limiti“.
Questa la risposta del Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Nunzia De Girolamo: ” l’Amministrazione sta procedendo ai recuperi nei termini previsti dalla legge. In questa fase il problema rilevato dalla Commissione è riconducibile a una procedura di recupero delle somme contestate non particolarmente efficace, che ha prodotto un grande contenzioso con i soggetti interessati al recupero”. Secondo la Coldiretti i produttori di latte truffatori che hanno oltrepassato i limiti fissati dalle quote latte si sono resi responsabili di “un comportamento che fa concorrenza sleale alla stragrande maggioranza dei 38.000 allevatori italiani che con sacrifici si sono messi in regola e hanno rispettato le regole negli anni acquistando o affittato quote per un valore complessivo di 2,42 miliardi di euro. E la mancanza del rispetto delle regole da parte di una minoranza pone rischi anche sul piano della sicurezza alimentare, come sembra confermare la recente operazione dei Nas del Friuli che ha portato alla scoperta di ingenti quantitativi di latte con un tasso fuori norma di aflatossine che sarebbero stati distribuiti da Cospalat Fvg dal Nord al Sud Italia con l’ipotesi di contraffazione di alcune analisi e la diluizione del latte in modo da eludere eventuali controlli” (quest’ultimo riferimento della Coldiretti è allo scandalo Renato Zampa).
(Luigi Torriani)