Se i beni voluttuari piangono, i beni di prima necessità non ridono. La crisi non risparmia nessuno, e se non semina morti semina feriti. Compresa la spesa alimentare. Secondo i dati Istat gli acquisti di cibi e bevande sono infatti crollati del 3,6% tra gennaio e marzo 2011. Con numeri particolarmente preoccupanti per frutta e pesce.
Chi pensava che la crisi avrebbe toccato in misura ridotta il cibo e i prodotti di prima necessità è costretto a ricredersi. Di fronte alla crescente diminuzione del potere d’acquisto e alla ripresa dell’inflazione le famiglie italiane non tagliano solo sul superfluo ma anche sul necessario. E’ forse questo il dato più preoccupante che emerge dalle indagini Istat sui consumi degli italiani nei primi mesi dell’anno in corso. Le tavole degli italiani sono sempre più povere.
Scherzando, si potrebbe dire: perlomeno sarà in crescita il numero delle persone in grado di superare la prova costume nelle imminenti vacanze estive. Poveri ma belli, si potrebbe dire con Dino Risi. Mica tanto, a dire il vero. Secondo un sondaggio della Confederazione italiana agricoltori (Cia) il 35% delle famiglie italiane confessa di aver limitato gli acquisti, e ben il 60% confessa di aver modificato il menu rispetto al passato. Modificato come? Di certo non in meglio. D’altronde analizzando nel dettaglio i dati Ismea sui consumi alimentari domestici del primo trimestre 2011, il quadro che ne emerge è critico dal punto di vista non solo quantitativo ma anche qualitativo.
Gli italiani mangiano meno, ma soprattutto mangiano peggio. In cima alla lista degli alimenti tagliati dalle famiglie italiane nei primi mesi dell’anno in corso stanno infatti la frutta, gli agrumi e la verdura. Il 41,4% degli italiani ha diminuito gli acquisti di frutta e verdura, per un calo negli acquisti di frutta e agrumi che si aggira attorno all’8,7%. Poco meglio va a un altro genere alimentare caro ai nutrizionisti: il pesce e i prodotti ittici in genere. Alimenti salutari ma spesso costosi che sono stati almeno in parte depennati dal 38,5% degli italiani, con un crollo del 7,5% rispetto all’anno passato. Male sta andando anche a un prodotto per eccellenza delle tradizioni italiane, il pane, che è sceso del 7,1%. E non ridono nemmeno il latte e derivati (-6,3%) e le carni bovine (-5,1%). Un po’ meglio va alla classica – economica e nutriente -pastasciutta, che è comunque calata dell’1,4%.
D’altronde secondo quanto riferisce la Cia il 34% delle famiglie italiane (7,4 milioni) dichiara di scegliere prodotti meno costosi e di qualità inferiore. E il 30% (6,6 milioni) dichiara di optare quasi esclusivamente per promozioni commerciali, senza badare più di tanto alla natura e alla qualità del prodotto.
L’unico segnale incoraggiante che si registra in questo frangente tutt’altro che ameno è l’aumento dei consumi di frutta e verdura in questo inizio di estate. Secondo i dati di Coldiretti sono 20 milioni gli italiani che si difendono dal caldo consumando frutta fresca sia a pranzo che a cena, mentre solo per un milione di italiani la frutta non rientra mai nella dieta estiva. Evidentemente stanno funzionando le indicazioni del Ministero della Salute, che consiglia di abbondare nei consumi di frutta fresca (che è ricca di acqua, vitamine e sali minerali) per contrastare l’aumento delle temperature. Inoltre secondo la Coldiretti stanno funzionando le aperture straordinarie dei mercati agricoli e ortofrutticoli.
In ogni caso dalla Confederazione italiana agricoltori arriva l’invito ad evitare facili ottimismi. Secondo le stime della Cia l’andamento della spesa alimentare resterà negativo per tutto il 2011, con una flessione più pronunciata nel Mezzogiorno che nel resto d’Italia e con un calo medio che dovrebbe aggirarsi tra il meno 0,2 e il meno 0,5%.
(Luigi Torriani)