Eccezionale inizio di 2011 per il Grana Padano, che segna un aumento del 37% nelle esportazioni. E si prepara alla conquista del gigantesco mercato cinese. Resta aperta tuttavia la piaga dell’agropirateria, con danni per miliardi di euro per i prodotti Dop Made in Italy. Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto?
Il Grana Padano è un prodotto Dop. E’ il prodotto Dop più consumato nel mondo, con 4.350.000 forme vendute secondo i dati 2010 (1.300.000 esportate all’estero). Dop significa Denominazione di Origine Protetta ed è un marchio di tutela giuridica che viene attribuito dall’Unione Europea a quei prodotti alimentari che vantano peculiarità qualitative inscindibilmente legate al territorio di produzione (clima, caratteristiche ambientali di vario genere, metodo di produzione). Per definizione il Dop è quindi un prodotto inimitabile al di fuori della specifica area di produzione. E chi prova imitarlo incorre in sanzioni se lo fa all’interno dell’Unione Europea. Ben più spinoso è il caso degli imitatori extraeuropei, che si trovano di fatto al riparo da qualsiasi autorità sanzionatoria. E posto che il sogno tardosettecentesco e kantiano di una Federazione Mondiale degli Stati è ben lungi da una plausibile traduzione concreta in un futuro prossimo, il problema è destinato a persistere e può essere soltanto attenuato attraverso canali di tipo politico e diplomatico.
Eclatante è in particolare il caso degli Stati Uniti. Paese che secondo i dati Coldiretti importa dall’Italia una media di 10.000 tonnellate annue di Parmigiano Reggiano e di Grana Padano a fronte di una produzione e di una vendita sul mercato interno di circa 70.000 tonnellate di prodotti caseari di imitazione. Su otto forme di Grana Padano, negli Stati Uniti una è originale e sette sono contraffatte. Il che determina un danno economico che è difficilmente quantificabile, dato che alla sottrazione di rilevanti spazi di mercato anche in virtù di una politica dei prezzi che è eufemistico definire aggressiva (e che determina la preferenza del consumatore medio per l’imitazione, decisamente meno costosa dell’originale) va sommato lo spaventoso danno di immagine che viene non di rado subito dal prodotto Dop imitato. La percezione di una scadente qualità del prodotto di imitazione consumato tende spesso infatti a proiettarsi senz’altro – nell’immaginario corrente del consumatore – su un presunto scadimento qualitativo dello stesso prodotto originale.
Gli accenti francamenti macchiettistici e di discutibile gusto estetico delle denominazioni dei prodotti contraffatti (Parmesan, Regianito, Reggiano, Parmesano, Grana Pardano, Grana Padana, Grana Padona) nascondono nei fatti un danno di circa 3 miliardi di euro annui per il settore agroalimentare italiano. I dati Istat elaborati da Coldiretti per il primo trimestre 2011 regalano tuttavia una notevole iniezione di ottimismo. La crescita dell’export del Grana Padano si inserisce in un contesto di generale aumento delle esportazioni agroalimentari italiane. Al punto che ad oggi l’Italia esporta cibi e bevande in quantità superiore agli autoveicoli, per un totale di 7,1 miliardi di euro per il primo trimestre 2011 contro i 6,6 del settore automobilistico, e con una crescita delle esportazioni di prodotti agroalimentari del 23% negli ultimi cinque anni a fronte di una riduzione dell’11% dei veicoli esportati.
In questo contesto generalmente positivo appaiono tuttavia particolarmente eclatanti i numeri del Grana Padano. Se già si era salutato positivamente l’incremento del 9,3% fatto registrare nel 2010 alla voce export, oggi si parla di un +37% delle esportazioni di Grana Padano nel primo trimestre 2011.
Nel frattempo si punta alla conquita dei nuovi mercati. Impresa non impossibile se si pensa al fatto – per fare un paio di esempi – che le esportazioni di grappa italiana in Russia sono aumentate nei primi tre mesi del 2011 del 76%, e che nello stesso periodo di tempo si registra un +43% nell’esportazione di pasta italiana in Cina. Poprio allo smisurato mercato cinese puntano oggi i vertici del Consorzio di Tutela Grana Padano, che la scorsa settimana si sono incontrati a Desenzano del Garda con il Viceministro dell’Agricoltura cinese Niu Dun per fare il punto della situazione. Intanto il commissario europeo all’Agricoltura Dacian Ciolos ha annunciato che gli operatori cinesi sarebbero in procinto di non opporsi più all’avvio di un rapido processo di registrazione dei prodotti Dop e Igp europei. La Cina è sempre più vicina.
(Luigi Torriani)