La profonda crisi politica che investe da mesi tutto il Nordafrica e, nelle ultime settimane, anche la Libia sta avendo profonde ripercussioni anche in ambito economico internazionale.
Tutta questa situazione non può che destare allarme e basta osservare alcuni dati per rendersi conto della gravità: il prezzo del greggio è già aumentato del 14%, raggiungendo il tetto dei 119 dollari al barile. A un certo punto, la quotazione è diminuita solamente perché l’Arabia Saudita ha annunciato che avrebbe aumentato la produzione. Le previsioni comunque ipotizzano che, se a causa delle vicende politiche, si dovesse bloccare del tutto l’esportazione di greggio nordafricano, i prezzi risalibbero a ben 220 dollari al barile… trascinando, in un effetto valanga, anche tutti gli altri prezzi di mercato – in primis quelli del carburante – e causando così una profonda crisi anche in Europa.
Lo spiega bene la Coldiretti: in Italia l’86 per cento dei trasporti commerciali avviene su gomma, quindi l’aumento dei carburanti provocato dall’effetto Libia pesa notevolmente sui costi della logistica e sul prezzo finale di vendita dei prodotti. A subire gli effetti più importanti del caro benzina rischiano di essere gli alimentari, con ogni pasto che percorre in media quasi 2mila chilometri prima di giungere sulle tavole. L’effetto dell’aumento del costo dei carburanti rischia di determinare un effetto valanga sulla spesa, particolarmente evidente per la crescente dipendenza dall’Italia per l’alimentazione dall’estero da dove arrivano prodotti che devono percorrere migliaia di chilometri prima di giungere in tavola.
E i primi rincari infatti ci sono già stati: il pane aumenta dello 0,3% sul mese e dell’1,2% sull’anno. Vola anche la frutta fresca, che in un mese è salita dell’1,8% e del 2,4% rispetto al febbraio 2010, e formaggi e latticini, +3,7%.
Secondo Confcommercio se lo scenario evolvesse in maniera ancora più drammatica, gli effetti inflattivi sui prodotti alimentari raggiungerebbero il 10% e dunque, come ben si può immaginare, ci sarebbe un forte calo dei consumi. Un ulteriore conferma della gravità della situazione ce la dà il Governatore della Banca d’Italia Draghi che ha affermato che un aumento del 20% del greggio causerebbe un automatico decremento dello 0,5% del PIL in tre anni.
E tutto questo in un quadro già non ottimistico di per sé, visto che, sempre come riportato da Draghi, nel nostro paese la crescita stenta da 15 anni, con un tasso di sviluppo per il 2011 destinato ad assestarsi a malapena attorno all’1%
(Da www.gdonews.it)